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Contest Fiera-mente Raccontiamo

Caro autore, Cara autrice,

La ATILE EDZIONI organizza un contest letterario dal titolo Fiera-Mente… Raccontiamo.
Il Contest ha lo scopo di creare una raccolta di racconti e poesie che sarà presentata al SALONE DEL LIBRO di Torino (18-22 maggio 2023), dove saremo presenti con un nostro stand.

La partecipazione alla fiera non è soltanto un momento di crescita per la nostra casa editrice ma anche un luogo di promozione per coloro che hanno già pubblicato con noi,
un momento di incontro per chi ci segue e vuole conoscerci e una nuova occasione per tutti coloro che in futuro decideranno di affidarci le loro opere.

La nostra è una piccola realtà editoriale che si muove in un settore complesso e fortemente competitivo,  la nostra crescita professionale non può non tenere conto di tale contesto.

Ciò di cui siamo consapevoli è che la nostra forza è strettamente legata a voi scrittori, a cui noi siamo grati per  averci scelto.

Curiamo i nostri autori nel miglior modo possibile e con tutte le nostre risorse.

Crediamo che  curare non significhi solo “far pubblicare” ma offrire  opportunità e condividere esperienze per crescere professionalmente insieme.

Da questa consapevolezza nasce l’idea del CONTEST Fiera-Mente… Raccontiamo.

Daremo vita, perciò, ad una raccolta di vostri racconti e poesie e la nostra partecipazione alla fiera di Torino sarà un’occasione che ci renderà FIERI di aver raggiunto un nuovo traguardo insieme a voi.

Partecipare insieme ad una scrittura collettiva in un luogo simbolo dell’editoria italiana è significativo del valore e della forza che hanno la scrittura e la lettura, cibo per la nostra MENTE.

Durante la fiera ci sarà un evento visibile anche on line sulle pagine social della casa editrice ed in quell’occasione verrà presentata l’antologia e svelati i nomi dei 2 vincitori, uno per la poesia e uno per i racconti.

Di seguito troverete modalità di partecipazione e le informazioni necessarie.

Il contest è finalizzato alla creazione di una antologia che verrà presentata alla Fiera del libro di Torino 2023.

L’antologia verrà realizzata con racconti brevi e poesie a tema libero selezionate tra tutte quelle arrivate e sarà curata dalla Dott.ssa Enrica Mossetti, Editor della casa editrice Atile edizioni.

Racconti

Si partecipa con un racconto breve.

– Ogni autore potrà proporre più di un racconto ma ne verrà comunque scelto uno solo.                    – Il racconto proposto dovrà essere inedito.
– Ogni racconto dovrà avere la lunghezza fino a 9000 battute spazi inclusi. (circa 5 pagine formato a5)
– Il prezzo di copertina sarà di 15€  
– La copertina sarà curata e scelta dalla casa editrice.
– La raccolta sarà presentata ed esposta alla Fiera del SALONE DEL LIBRO di Torino.

– Il libro sarà in vendita presso tutti gli store on line (sia in versione cartacea che in versione ebook): Amazon kindle store, la Feltrinelli, Mondadori store, libreriauniversitaria.it, ilgiardinodeilibri.it, hoepli.it, librisalus.it, unilibro.it, casadellibro.com, ibs.it, bookrepublic. Distribuzione nelle maggiori librerie nazionali con servizio on demand.

Poesie

Si partecipa con tre poesie.


– Ogni autore potrà proporre più di tre poesie ma ne verranno comunque scelte solo tre. 

– Le poesie proposte dovranno essere inedite.

– Le poesie non hanno limiti di lunghezza.

– Il prezzo di copertina sarà di 15€  

– La copertina sarà curata e scelta dalla casa editrice.

– La raccolta sarà presentata ed esposta alla Fiera del SALONE DEL LIBRO di Torino.

– Il libro sarà in vendita presso tutti gli store on line (sia in versione cartacea che in versione ebook): Amazon kindle store, la Feltrinelli, Mondadori store, libreriauniversitaria.it, ilgiardinodeilibri.it, hoepli.it, librisalus.it, unilibro.it, casadellibro.com, ibs.it, bookrepublic. Distribuzione nelle maggiori librerie nazionali con servizio on demand.

Si possono inviare le opere dal 13-02-23 al 31-03-23

INVIARE LE OPERE IN FORMATO WORD A INFO@ATILE.IT

Inserire nel file: Nome, Cognome, telefono, mail

Per info tel. 3408764426

Condizioni e costi:

Gli autori delle opere selezionate dalla redazione della casa editrice Atile edizione saranno informati e verrà richiesta come condizione per l’inserimento nell’antologia l’acquisto di almeno 1 copia cartacea e la firma della liberatoria per la pubblicazione.

  • Acquisto 1 copia cartacea 15 euro (compresa spedizione)

Per chi volesse acquistare 2 copie 28 euro (compresa spedizione), più di 3 copie euro 13 ciascuna (compresa spedizione)

Tra tutti gli autori selezionati e inseriti nell’antologia la redazione della casa editrice sceglierà due vincitori, uno per la poesia e uno per i racconti. I vincitori verranno annunciati tramite diretta social durante la Fiera internazionale del libro di Torino, riceveranno come premio una targa personalizzata e un’intervista sulla rivista Ar.Te. Arte e Territorio.

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Intervista Marco Sommacal

Marco Sommacal nasce a Belluno nel 1979, frequenta un istituto tecnico e nel 1999 si diploma geometra all’istituto E. Forcellini di Feltre. Nel 2002 va a vivere a Gorizia dove studia e frequenta corsi di filosofia in particolare nell’ approfondimento del pensiero Kantiano dalla filosofia idealistica e romantica alla metafisica della “critica alla ragion pura”.

Nel 2010 si trasferisce a Torino partecipa a lezioni della facoltà di lettere e si concentra maggiormente sul così detto realismo sporco movimento sorto negli stati uniti negli anni 70/80 (C..Bukowski), per il minimalismo, forte influenza avrà inoltre il simbolismo francese per la sua musicalità (Baudelaire)

LIBRI ATILE EDIZIONI

All’ombra del crepuscolo

Sotto la polvere

DA DOVE NASCE LA TUA ISPIRAZIONE?

La mia ispirazione nasce da una forte capacità critica e di osservazione.

COME NASCONO LE TUE POESIE?

Le mie poesie nascono da uno stato d’animo, dalla sonorità di una frase, o semplicemente sento il bisogno spontaneo di scrivere.

COS’È PER TE LA POESIA?

Per me la poesia è un dipinto arricchito da dei suoni.

QUANTO CONTANO LE TUE RADICI IN QUELLO CHE SCRIVI?

Molto, il mio vissuto è spesso frutto di ciò che compongo.

VIENI DA UNA FAMIGLIA DI SCRITTORI O DI POETI?

No

CHE COSA OCCORRE PER DIVENTARE UN POETA?

Aver letto, saper trasmettere in senso profondo un’immagine, articolare e coinvolgere il lettore nel messaggio che si vuol far arrivare.

TRA LE POESIE CHE HAI SCRITTO, QUAL È LA TUA PREFERITA E PERCHÈ?

Ce n’è più di una

Siamo soltanto polvere

di un mondo senza tetto,

nell’ irrisoria felicità,

ad aspettare una stella cadente.

Io non abito ovunque,

sogno costellazioni

per incontri speciali,

inquieto apolide,

mi porta a discernere una fissa dimora,

ad imboccare strade al fiuto di una passione,

nel raccogliere il seminato sentimento,

al soffio beato di una luna disabitata.

 in queste mi riconosco particolarmente.

CHI È IL POETA CHE TI HA ISPIRATO DI PIÙ?

Mi piace molto Alda Merini.

COSA VUOI COMUNICARE CON IL TUO LBRO?

Introspezione, senso critico per la società, ed essere fedeli alla speranza.

QUALI SONO PER TE LE INFLUENZE RECIPROCHE FRA LETTERATURA E VITA?

Vanno a pari passo, gli eventi esterni comunque ci condizionano.

PROGETTI LETTERARI FUTURI, SOGNI, IDEE DA ATTUARE PER LA TUA VITA?

Sto già lavorando ad un altro libro ed è quasi concluso.

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CONTEST: LA SPERANZA DEI GIOVANI, LA CULTURA COME CURA ALL’ALIENAZIONE

La casa editrice Atile edizione e la rivista Arte e Territorio organizzano il contest artistico – letterario dal titolo La speranza dei giovani, la cultura come cura all’alienazione in occasione dei Cent’anni dalla nascita del grande autore Pier Paolo Pasolini. È uno di quegli anniversari tondi che determinano attenzione e riflessione attorno a un autore, a maggior ragione un autore come Pasolini.

Le opere inviate saranno valutate dalla redazione della casa editrice Atile edizioni, quelle  selezionate saranno pubblicate gratuitamente all’interno dell’antologia “La speranza dei giovani, la cultura come cura all’alienazione” (previo consenso dell’autore). La copertina sarà realizzata dall’artista di fama internazionale della street art Maupal, ideatore del murale su Pier Paolo Pasolini in Via Fanfulla da Lodi, nel quartiere Pigneto di Roma.

Ci saranno 3 vincitori per ogni sezione

Al primo classificato una targa personalizzata e due volumi editi Atile edizioni

Al secondo Classificato un attestato personalizzato e un volume edito Atile edizioni

Al terzo classificato un attestato personalizzato e un volume edito Atile edizioni

La pubblicazione avviene  in 2 formati: ebook e cartacea.

Il libro sarà in vendita presso tutti gli store on line (sia la versione cartacea che la versione ebook): Amazon kindle store, la Feltrinelli, Mondadori store, libreriauniversitaria.it, ilgiardinodeilibri.it, hoepli.it, librisalus.it, unilibro.it, casadellibro.com, ibs.it, bookrepublic.

Distribuzione del cartaceo nelle maggiori librerie nazionali con servizio on demand.

L’antologia verrà presentata  in occasione del convegno su Pasolini organizzato con il patrocinio del comune di Roma (III MUNICIPIO) in tale occasione ci sarà la premiazione dei primi tre classificati per ogni categoria. Tutti gli autori inseriti nell’antologia sono invitati a partecipare. I vincitori saranno avvertiti tempestivamente ed invitati a ritirare il premio personalmente. ( O delegare chi per loro)

Il convegno si terrà presso la Sala Consiliare del Municipio Roma III  nel palazzo storico sito in Piazza Sempione 13 a Roma alle ore 11 del 3 dicembre 2022.

Si possono inviare:

  1. Max 1 Racconto breve: fino a 30000 caratteri spazi inclusi
  2. Max 3 poesie per autore: fino a 22 versi ciascuna
  3. Max 2 disegni in bianco e nero formato jpeg   o  2 fotografie in bianco e nero formato jpeg

Inviare le opere a:

arteterritorio@atile.it                 

in formato pdf o word

per info WhatsApp 3894541095

Argomento:

Si trae spunto da:

  • la citazione riportata di seguito:

“In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi. Mi esprimo un po’ coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è, più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi dànno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose Istituzioni. Purtroppo, invece l’enorme maggioranza di voi finisce col capitolare, appena l’ingranaggio delle necessità economiche l’incastra, lo fa suo, l’aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia.”

Pier Paolo Pasolini Origine: Da Le belle bandiere. Dialoghi 1960–1965, a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma, 1996, p. 137.

  • La personalità, le opere e il pensiero di Pier Paolo Pasolini

Regista, poeta, scrittore, saggista, il suo pensiero oggi è più attuale che mai. Considerato tra i maggiori artisti e intellettuali del XX secolo. Culturalmente versatile, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi anche come pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista, non solo in lingua italiana, ma anche friulana. Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni settanta nonché figura a tratti controversa, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti.

L’importanza di Pasolini non riguarda solo la letteratura e la cultura, ma anche la storia italiana, poiché con essa egli ha continuato a confrontarsi, convinto com’era della responsabilità morale e civile dell’intellettuale. Seppure non senza alcune ambiguità e personali idiosincrasie, Pasolini è stato capace di interrogarsi sul presente, di leggere la contemporaneità in relazione al passato, e dunque di intuire le direzioni in cui il futuro si sarebbe incamminato.

Scadenza invio opere: 30 ottobre 2022

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SUPERBAROCCO: LA FORMA DELLA MERAVIGLIA

di Martina Paolantoni

“Superbarocco. Arte a Genova da Rubens a Magnasco” è il titolo della mostra-evento in programma a Roma dal 26 marzo al 3 luglio alle Scuderie del Quirinale, per celebrare lo straordinario periodo di esplosione artistica e di fioritura economica della città di Genova. L’arte barocca nasce a Roma, ma ben presto il modello romano si espande in tutta Italia: Lecce, Napoli, Torino, Genova, e da quest’ultima in tutta Europa. La corrente artistica ha una tale diffusione in Liguria tra ‘600 e ‘700 che ancor oggi si parla di barocco genovese.

Il percorso espositivo e ricco di più di 120 prestigiose opere, e attraversa le tele di Rubes e Van Dyck, passando tra le pennellate manieristiche di Strozzi e quelle opulente del Grechetto, sfiora le visioni di Procaccini, fino ai fantastici panorami di Magnasco. Curato da Piero Boccardo, Jonathan Bober e Franco Boggero, rappresenta un lavoro corale e congiunto tra il museo capitolino, la National Gallery of Art di Washington, i musei di Genova e preziose collezioni private, che eccezionalmente hanno acconsentito al prestito dei capolavori di età barocca.

Ma cosa è il Barocco? Nessuna parola in uso nella storiografia artistica è stata oggetto di controversie etimologiche e concettuali tanto quanto il termine “barocco”. Le proposte più autorevoli sostengono la derivazione da un sostantivo italiano barocco per definire una forma di sillogismo assurdo ricercato; e l’aggettivo francese Baroque con il significato di stravagante fuori dall’ordinario derivato dai gioielli portoghesi spagnoli[1]. In ogni modo è quella stagione dell’arte, tra sei e settecento, segnata dalla opulenza delle forme, linee sinuose, aperte e mai costanti in massimo movimento. I grandi artefici del barocco non avevano intenzione di porsi in antitesi con il mondo rinascimentale né di cancellare il bagaglio artistico esistente, ma, con espressioni artistiche non codificate e conosciute, proponevano la nuova visione dell’arte che affascinava e persuadeva i committenti e il pubblico .

La spinta dinamica arriva da Peter Paul Rubens, pittore fiammingo che soggiornò a Genova tra il 1604 e 1608, al quale è dedicata la prima parte della mostra. Nei suoi dipinti le offerte stilistiche del barocco dialogano con il linguaggio pittorico precedente ed anticipano quello che sarà il barocco genovese. Esempio di questo dialogo è il “Ritratto equestre di Giovan Carlo Doria”grande mecenate genovese del XVII secolo, seduto fieramente a cavallo, prerogativa dei sovrani. Ma tutto era possibile in un tempo in cui la città era al massimo del suo splendore e della fioritura economica.

Una delle cifre stilistiche dell’arte barocca diviene il ricorso agli strumenti teatrali, come le macchine sceniche, i testi, le coreografie, i gesti e gli atteggiamenti da palcoscenico, usati come mezzo di comunicazione più persuasivo per marcare il continuo scambio tra teatro e vita, tra finzione e realtà, anche in occasione di ricorrenze e avvenimenti particolari. Van Dyck. allievo di Rubens, trovò una delle sue massime espressioni nella stagione nella ritrattistica genovese. Lavorò per le più importanti famiglie patrizie di cui rimangono importati ritratti tra i quali quello i ritratti di “Anton Giulio Brignole-Sale” e “Paola Adorno Brignole-Sale , e quello di “Agostino Pallavicino in veste di Ambasciatore al pontefice”: ritratto con lo sguardo deciso con  l’abito rosso e preziosi anelli simbolo del potere. Superbo il ritratto di “Elena Grimaldi Cattaneo” del Anton Van Dyck: severa nel suo abito scuro ravvivato da una importante gorgiera e dai polsini rosso come l’ombrellino rosso, e sullo sfondo appaiono le rovine quasi come una quinta teatrale.

Uno dei tratti caratterizzanti della mentalità barocca é la combinazione tra l’immaginazione esatta e l’effetto sorprendente, che assume diversi nomi (adeguatezza, concettismo,  Wit), e trova la più alta espressione nelle audaci visioni mistiche con gli eccentrici apparati decorativi di Procaccini, che all’inizio del seicento operava ammiratissimo a Genova. Qui lasciò opere che servirono a tutti i genovesi come dimostra il Piola.

Il legame più documentabile della mostra, infine, sembra rimanere la rispondenza delle reazioni artistiche alle esigenze della committenza. Gli artisti assecondavano l’allineamento ideologico, la visione del mondo ed il fine edificante della famiglia o della curia. Fra i brillanti talenti locali  Strozzi. Nel suo dipinto “La Cuoca” (1625), considerato uno straordinario prestito. Primo artista ad assorbire le influenze dei fiamminghi.  si distingue per i soggetti biblici.

Il fasto e il lusso declinati con grande determinazione dalle nobili famiglie genovesi all’interno delle loro dimore sono rappresentanti negli straordinari dipinti; ricchi di particolari e suppellettili di Giovanni Benedetto Castiglione, detto Grechetto. che si formò proprio presso le botteghe di Giovanni Battista Paggi, Giovanni Andrea De Ferrari e Sinibaldo Scorza, poco dopo che Van Dyck aveva lasciato la città. De Ferrari dapprima risente dello stile manieristico dello Strozzi, suo maestro, poi fece propria l’importante lezione lasciata da Van Dik, del quale studia a lungo i ritratti.

Con gli esperimenti di controluce nella pittura di interni di Gioacchino Assereto, puntò al recupero di una propria visione, sollecitata, per un verso, da prodotti fiamminghi per l’altro, da riflessi e stimoli caravaggeschi. Il suo colore si fa più sobrio e controllato, seppur dalla distillata tavolozza nascano toni e accostamenti rari.

Il viaggio nel barocco prosegue sino alla metà del settecento. In questo momento si colloca anche la produzione ritrattistica di Alessandro Magnasco. Il pittore genovese, formatosi a Milano, con la sua impronta unica tradusse la drammaticità della pittura sacra del primo Seicento lombardo in declamazioni e spettacolo, con soluzioni nuove e aggiornate sui problemi della luce ed in contrasto con la sontuosa ritrattistica francesizzante dei pittori genovesi, pur non mancando pregiatissimi argenti e marmi preziosi.

Questo viaggio racconta di un epoca i gusti raffinati e ricercati, di una corrente artistica la parabola ascendente, esuberante ed innovativa, e di una città le sue magnificenze.


[1]  Furono sempre i letterati francesi ad usarla nell’accezione bizzarra di formale Diretta derivazione dell’enciclopedia francese J. J. Russo nel Dictionary delle Musiche, 1768.

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Utopia

di Francesca Ghiribelli

Sentirsi dire “non andare” è utopia, provare a lasciarsi “volare” è utopia e dirsi ti amo, a volte, diventa utopia. Librare le ali di un affetto è un’utopia; sognare dentro al letto è utopia. Far nascere il mondo meraviglioso è utopia; prendersi la mano per poi allontanarsi con il timore di amare troppo vicino è utopia.

Che dirti? Mentre il cielo si scolora e il bacio di una nuvola accarezza le coltri del pensiero, anche quella è utopia. Sussurrarsi piano piano di voler scappare è l’utopia di una corsa in mezzo al mare. Dentro di me vorrei dirti tante di quelle cose, e l’utopia di un raggio di sole brucia le parole. Cosa vuoi che sia, se la dolcezza di un istante viaggia sui binari del sognante e fa diventare un’utopia la realtà stancante?!

Cosa scrivere su questo foglio? Quando non ho ancora scartato l’utopia di questa vita vera che canta alla giornata una serenata, che asciuga una fronte già sudata.

Vorrei cantare una canzone che musicasse i sorrisi di un bambino, la sola utopia per disegnarti nel mio giardino. Quanti occhi hanno guardato oltre la soglia del tempo per raggiungere la fantasia anche solo per un momento!

Quanti destini hanno sfidato l’improvviso pianto della pioggia, quando l’arcobaleno sembrava ormai arrivato… chissà se un giorno potrò chiamarti l’utopia del credere che qualcosa esista oltre la fede, che questo cielo possa scrivere un passo di infinito nella storia del tuo paradiso.

Non so come altro definire questa vita che dipinge lacrime e sorrisi sui muri dei rimpianti e fra i momenti importanti, vorrei soltanto vivere in eterno il coraggio di poterti rincontrare ancora tra i capricci del tempo, tra le rose di maggio e i freddi sospiri d’inverno, mentre l’autunno intingerà di rosso l’argento vivo di due guance che l’estate chiamerà amore.

L’amore per questa “utopia”, che ti farà sentire per sempre mia, come il cuore fa con la poesia.

Francesca Ghiribelli

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Fra i petali di una poesia…

di Francesca Ghiribelli

Variopinti intarsi di memoria riaccendono la voce di un senso; sembrano tanti piccoli coriandoli di un tramonto che sfamano l’ombra di un rimorso, e se sto in silenzio mi ritrovo a passeggiar nel vento, dove i fili di una lontana primavera pervadono il mio pensiero.

Mi intriga la lettura di questo verso interiore che riscopro nella pagina, su cui il cuore fa da segnalibro all’anima; scandisco i respiri sulle onde di un mare che ha liberato tempesta nei misteriosi messaggi in bottiglia che ho inviato al cielo.

Sono naufraga di una bolla di sapone che il sole trasforma in vetro, imprigionando la mia ispirazione fra le timide labbra di un amore narrato sottovoce; sono zingara di un infinito viaggio orfano di meta, ma la magica creazione di un tuo arrivo mi desta, facendo restare accesa una stella.

Quel mitico astro inconsapevole di futuro e passato che vive uno straordinario presente: l’attesa di una tua rima impigliata tra le dolci arpe di un usignolo, il suo memore incontrarsi con la vita e il suo affascinante morire sul foglio, dove rinasce ancora più preziosa di un diamante.

Mi fai credere che sia io a intessere gli orli del tuo essere con la candida orma del tuo lenzuolo, mentre cerco soltanto di impreziosire la tua veste dei colorati bottoni che le nuvole rubano all’arcobaleno; sorprendendomi ogni volta al tuo fianco intraprendo un nuovo percorso e ti sento indelebile tra i confini del tempo.

Una parola la scrive il cuore, mentre l’anima inconsapevole firma segretamente quella pace fatta di silenzio tra realtà e sopravvento… gli occhi sorridono della gioia che soltanto la fantasia può inventare e custodisco gelosamente questi umili versi scritti sul tuo taciturno pazientare.

Adesso, fra le gelide braccia della neve… due curiose rondini un po’ imbarazzate giungono in arrivo, mentre nel frattempo rileggo ciò che è stato scritto fra i petali di una poesia.

Francesca Ghiribelli

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Il “giardino della ragione”

di Francesca Ghiribelli

Se partiamo dagli antichi fondamenti del Settecento possiamo analizzare innumerevoli esempi in cui la ragione è diventata sovrana!

Se riflettiamo bene, però ci rendiamo conto che ancora oggi alcuni di noi non hanno il coraggio di uscire dal loro “stato di minorità”: il termine in cui Kant trovava la vera chiave di spiegazione per far capire veramente il significato di Illuminismo. Quante volte ancora oggi un individuo si fa “comprare” in una situazione di allettante vantaggio o forse solo per la paura di essere minacciato da comportamenti altrui? Ma dovremmo imparare quella stessa capacità che prima di noi hanno avuto molti uomini nell’affermare che la vera “Età dei Lumi” fosse quella in cui una persona sapesse utilizzare al meglio il proprio intelletto per motivare ogni sua azione senza l’aiuto di nessun altro.

Quante volte la ragione sembra essere andata contro la Chiesa? Ma se Dio, creduto semplicemente l’essere regolatore dell’universo, ci ha donato un singolo cervello per pensare e trarre conclusioni singole, perché allora farsi influenzare dagli altri in ogni parola o decisione?

Dovremmo trovare non soltanto l’intelligenza di poter pensare da soli, ma anche il coraggio di rispondere di noi!

Quanti efferati supplizi o gesti ignobili sono stati compiuti soltanto per fare un favore ad altri o a causa di quella invalicabile cecità che non permette all’umanità di contribuire con il proprio singolo pensiero giustamente alla vita!

Qui ritornano nel silenzio dei secoli quelle tre chiavi di lettura che la lontana Rivoluzione Francese ha cercato di regalare a ogni uomo, però non arrivando sempre a buon fine. 

La libertà, quella dolce e sinuosa aere che scioglie l’anima e libera ogni tipo di riflessione alla vita; l’uguaglianza in cui tutti di fronte alla legge potremmo essere giudicati e puniti equamente, anche davanti a un semplice sguardo interrogatorio che l’esistenza ci pone; la fratellanza, l’unico modo di vedere le cose attraverso gli occhi che leggono il sapere con estrema tolleranza e giovane altruismo.

È proprio tutto questo che potrà in futuro renderci liberi, uguali e fratelli!

Mi piacerebbe innaffiare ogni giorno il piccolo grande “giardino della mente” che si disseta di ragione, quella ragione fatta di promesse e di compromessi con la coscienza di noi stessi.

Fare un grande giro del mondo attorno alle viandanti e immemori strade dell’anima per poter abbracciare un attimo ciò che la lucidità e l’intelligenza ci regala stringendo un robusto nodo con il cuore.

Dovremmo solamente fondere la vera fede in noi stessi e in Dio senza nessuna prova scientifica o empirica, poi facendo volare l’istinto attraverso un timido coraggio e farlo unire all’esperienza che la vita ci racconta: ecco tutto questo piccolo grande progresso ha portato nei secoli a cancellare il vero buio del Medioevo o di ogni altra era nascosta alla verità della ragione e della sapienza.

E l’Illuminismo non ha derubato quelle epoche del loro affascinante mistero, ma ne ha arricchito il loro evolversi nella scoperta di infiniti enigmi pieni di onnipotenza.

Badate bene però che nessuna epoca o corrente filosofica ha il completo diritto di regnare incontrastata sulla nostra coscienza o sulla nostra laboriosa e indulgente mente, ma siamo noi stessi che dovremmo mettere all’opera il mondo per venirci incontro l’uno con l’altro senza mai pretendere la vera e completa conoscenza delle cose.

Siamo noi a poter accrescere o indebolire la nostra intelligenza colorando di toni scuri o chiari il meraviglioso “giardino della ragione” ricordando sempre che la nostra sapienza deve essere ben curata e dedita alla giusta consapevolezza di sé.

La nostra ragione è l’unica medicina veramente appropriata per far respirare d’aria nuova il mondo.

Francesca Ghiribelli

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La Pasqua è la luce di chi soffre

di Francesca Ghiribelli

Che cos’è quella finestra aperta sul mondo che sorride di sole anche quando scende il buio?

È la voce invisibile di quel qualcuno che dipinge anche l’oscurità con ogni colore: c’è il rosa per la bellezza, l’azzurro per la misericordia, il giallo della tolleranza, il bianco della purezza e il verde della speranza per un’alba di una nuova stanza.

Lo Spirito del Signore è sceso sulle nostre anime per perdonarci di averlo crocifisso a causa di un peccato mai realizzato. Il dolore di quell’uomo ha fatto sgorgare lacrime dal mondo, c’è chi ne ha fatto tesoro scegliendo di rimediare o togliere un po’ di quel sale da quelle lacrime così amare, mentre altri da orribili errori e dalle peggiori azioni si fanno ancora tentare.

Non è servito l’amore di quell’uomo a renderci degni della vita, perché c’è chi la vita la accartoccia come un foglio bianco ancora tutto da scrivere insieme alle centinaia meraviglie del mondo.

C’è chi toglie all’altro il respiro di un’esistenza solo dedita all’amore e alla riconoscenza, la spezza con un taglio netto in nome dell’odio e del disprezzo. Ma cosa ci ha insegnato quell’uomo sulla croce che da Dio è nato? Aiutare il prossimo sempre e comunque, perdonare chi investito dal demonio ha fatto del male, ma noi in fondo che abbiamo fatto per amare così tanto questo mondo che solo colui che abbiamo sacrificato ci ha dato?

È così meraviglioso poter abbracciare una persona e coltivare il nostro cuore come se fosse una terra da rendere sempre migliore, ma purtroppo tutto questo astio e rancore ci porterà alla distruzione dell’unico sentimento che regge ancora questo universo.

Perché non colorare del dolce color pastello di un uovo di cioccolato l’alba di una giornata appena arrivata? Può sembrare semplice dirlo con una penna, ma se ci guardassimo dentro e sapessimo veramente amare per quello che siamo e non per quello con cui dovremmo apparire allora esisterebbe sempre una carezza a pieno viso, una piccola caramella racchiusa in una mano da offrire a chi soffre e a chi vive lontano. Sarebbe tutto più magico e leggero vedere con gli occhi di un mondo più vero e chissà che anche la Santa Pasqua non divenga molto più sacra e sincera con la misericordia di quella mano che sembra straniera, ma che da lassù ci veglia mattina e sera.

È una morbida coltre che ravviva la preghiera di vivere la gloria di questo giorno con speranza e capire che c’è bisogno di tolleranza e che di essa nessuno ne avrà mai abbastanza.

È gioioso alzare gli occhi pieni di tristezza, farli volare sulle ali di una colomba e dipingerli di purezza quando fa ancora capolino un piccolo rametto d’ulivo che augura a tutti senza distinzione una pace solenne in nome dell’amore di chi ancora di fronte alla totale indifferenza sa ciò che vuole.

Il Signore ci ha offerto ulivo benedetto senza giudicare chi lo meriti veramente, perché di fronte a lui: «Gli ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi».

Nessuno è perfetto, ma agli occhi di Colui che ci ha dato la vita siamo tutti uguali e la Pasqua è la luce di chi soffre.

Francesca Ghiribelli