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CONTEST: LA SPERANZA DEI GIOVANI, LA CULTURA COME CURA ALL’ALIENAZIONE

La casa editrice Atile edizione e la rivista Arte e Territorio organizzano il contest artistico – letterario dal titolo La speranza dei giovani, la cultura come cura all’alienazione in occasione dei Cent’anni dalla nascita del grande autore Pier Paolo Pasolini. È uno di quegli anniversari tondi che determinano attenzione e riflessione attorno a un autore, a maggior ragione un autore come Pasolini.

Le opere inviate saranno valutate dalla redazione della casa editrice Atile edizioni, quelle  selezionate saranno pubblicate gratuitamente all’interno dell’antologia “La speranza dei giovani, la cultura come cura all’alienazione” (previo consenso dell’autore). La copertina sarà realizzata dall’artista di fama internazionale della street art Maupal, ideatore del murale su Pier Paolo Pasolini in Via Fanfulla da Lodi, nel quartiere Pigneto di Roma.

Ci saranno 3 vincitori per ogni sezione

Al primo classificato una targa personalizzata e due volumi editi Atile edizioni

Al secondo Classificato un attestato personalizzato e un volume edito Atile edizioni

Al terzo classificato un attestato personalizzato e un volume edito Atile edizioni

La pubblicazione avviene  in 2 formati: ebook e cartacea.

Il libro sarà in vendita presso tutti gli store on line (sia la versione cartacea che la versione ebook): Amazon kindle store, la Feltrinelli, Mondadori store, libreriauniversitaria.it, ilgiardinodeilibri.it, hoepli.it, librisalus.it, unilibro.it, casadellibro.com, ibs.it, bookrepublic.

Distribuzione del cartaceo nelle maggiori librerie nazionali con servizio on demand.

L’antologia verrà presentata  in occasione del convegno su Pasolini organizzato con il patrocinio del comune di Roma (III MUNICIPIO) in tale occasione ci sarà la premiazione dei primi tre classificati per ogni categoria. Tutti gli autori inseriti nell’antologia sono invitati a partecipare. I vincitori saranno avvertiti tempestivamente ed invitati a ritirare il premio personalmente. ( O delegare chi per loro)

Il convegno si terrà presso la Sala Consiliare del Municipio Roma III  nel palazzo storico sito in Piazza Sempione 13 a Roma alle ore 11 del 3 dicembre 2022.

Si possono inviare:

  1. Max 1 Racconto breve: fino a 30000 caratteri spazi inclusi
  2. Max 3 poesie per autore: fino a 22 versi ciascuna
  3. Max 2 disegni in bianco e nero formato jpeg   o  2 fotografie in bianco e nero formato jpeg

Inviare le opere a:

arteterritorio@atile.it                 

in formato pdf o word

per info WhatsApp 3894541095

Argomento:

Si trae spunto da:

  • la citazione riportata di seguito:

“In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi. Mi esprimo un po’ coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è, più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi dànno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose Istituzioni. Purtroppo, invece l’enorme maggioranza di voi finisce col capitolare, appena l’ingranaggio delle necessità economiche l’incastra, lo fa suo, l’aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia.”

Pier Paolo Pasolini Origine: Da Le belle bandiere. Dialoghi 1960–1965, a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma, 1996, p. 137.

  • La personalità, le opere e il pensiero di Pier Paolo Pasolini

Regista, poeta, scrittore, saggista, il suo pensiero oggi è più attuale che mai. Considerato tra i maggiori artisti e intellettuali del XX secolo. Culturalmente versatile, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi anche come pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista, non solo in lingua italiana, ma anche friulana. Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni settanta nonché figura a tratti controversa, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti.

L’importanza di Pasolini non riguarda solo la letteratura e la cultura, ma anche la storia italiana, poiché con essa egli ha continuato a confrontarsi, convinto com’era della responsabilità morale e civile dell’intellettuale. Seppure non senza alcune ambiguità e personali idiosincrasie, Pasolini è stato capace di interrogarsi sul presente, di leggere la contemporaneità in relazione al passato, e dunque di intuire le direzioni in cui il futuro si sarebbe incamminato.

Scadenza invio opere: 30 ottobre 2022

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REGOLE IN LIBERTA’: LA NUOVA MOSTRA DI STEFANA PINCI

di Martina Paolantoni

Quando ho iniziato a dipingere?  Come molti artisti prestissimo, ad otto anni, e non ho più smesso. Allora, invece di giocare con le bambole, disegnavo, osservando ed emulando l’opera dei grandi maestri. L’Arte è stata il primo amore e decisi che sarebbe stata la mia strada “.

Si apre così con questa personalissima dichiarazione dell’artista Stefania Pinci l’intervista per Ar.Te.

“Mia madre aveva un bellissimo libro illustrato su Michelangelo e la figura che mi attirava di più era quella della Sibilla Cumana, resa con una forza eccezionale, una forza espressiva che ho voluto riportare nella mia opera.”

E ci è certamente riuscita..

Abbiamo conosciuto l’artista nel 2018, quando ha fondato lo Studio romano Galleria Arte Sempione e abbiamo seguito da vicino il mutare delle sue sperimentazioni artistiche.

Una Pittura animata da “voracità e pathos” e da una grande apertura mentale, che conduce verso un figurativo libero. Una libertà espressiva dentro i canoni classici, che oggi dà il titolo alla nuova collezione e aggiunge un’ intensificazione nel suo discorso pittorico.

Punto di partenza, dunque, e parametro saranno per Pinci le conquiste tecniche e le conoscenze umanistiche. Originalità della sua opera è aver elaborato e continuato a plasmare un linguaggio attraversato da un turbinio di correnti espressive, quelle dal sapore classico e quelle più progressiste: ne deriva una impronta personale che forma l’identità della sua Arte. Il mosaico veste la natura, come si intitola una delle sue esposizioni più riuscite. Con i vari passaggi, dal figurativo informale, al figurativo arricchito di sfumature che appartengono solo all’arista.

Dopo la formazione in lettere, e la svolta verso una specializzazione artistica, si è formata alla scuola del pensiero artistico di Carlo Argan presso La Sapienza di Roma. Anni trascorsi nel flusso di pensiero dei maestri di Via Ripetta, che forgeranno al sua arte ed il suo carattere. “So di avere una buona conoscenza umanistica dell’arte, ed ho fatto studi universitari che mi hanno lasciato un bagaglio di riferimento culturale 

Ben presto si misura con le sfide della contemporaneità, arredando i migliori Hotel del Bel Pese e negozi del centro capitolino. Senza abbandonare la fiamma della pittura che ardeva sempre più forte dentro di lei.

Nelle numerose mostre personali e collettive in tutta Italia si distingue e si fa più chiara la sua espressività, caratterizzata già dai molti aspetti tecnici innovativi che affinerà in seguito.

Una delle cifre stilistiche della pittura della Pinci è l’uso della foglia oro. Intarsi preziosissimi entrano a far parte nell’opera come tessere di un mosaico in movimento concettuale e coloristico, sulla scorta del sogno e ricordando l’opera di Gustav Klimt.

L’artista con bravura le inserisce sulla tele mediante la chiusura a piombo, procedura propria del restauro, dimostrando una conoscenza della tecnica che consente di trovare, anche in questo caso, una strada libera nella regole : ora sono un inserto nel cielo oppure addirittura una cornice. Spiega Stefania Pinci: “Inserisco le foglie oro non praticando una chiusura completa, ma sfumandole con il pennello. Un metodo che comporta un lavoro lungo, ma mi dà una grande soddisfazione”.  

L’Arte è liberta.

Libertà dell’artista di giungere dove il pensiero e la fantasia la condurranno. Un viaggio senza punto di arrivo prestabilito. Bensì una continua excalation di forme e colori con cui l’artista si misura, tanto nel dipinto quanto nella vita.

Libertà è tema particolarmente sentito dall’artista. che con la sua pittura si ritiene sempre libera e per questo dà il titolo alla nuova collezione “regole in libertà”: in essa l’argomento trova un’ampia trattazione.

L’artista crede fortemente che per sentirsi liberi non vi sia bisogno di arrivare a toccare alcun estremo, che non ha senso se non ha pertinenza. Si pensi anche al vano sforzo di originalità, di voler per forza arrivare a fare qualcosa di inedito, dover produrre ciò che nessuno ha fatto. Non è liberandosi da cio’ che è stato realizzato che noi possiamo fare Arte, ma come per la cultura letteraria si può elaborare qualcosa di nuovo, trovando ispirazione in quello che è stato prodotto e che sia affine al  nostro spirito artistico.

Citando Stefania Pinci“Nella mia pittura esprimo sicuramente come ti ho detto interiorità e libertà. Quando dipingo lascio una grande libertà mentale. All’inizio dell’opera non so ancora quello che andrò a realizzare, è come se entrassi in un altro mondo guidata dal daimon dell’Arte”

In questi lunghi anni di professione, dichiara la Pinci, non ha mai saputo quello che sarebbe diventata, anche se è fiera di dove sia arrivata, né quali corde avrebbe toccato con la sua pittura.

La chiosa di questo contributo giunge direttamente dalle parole dell’artista che sente ancora forte la fiamma dell’arte ardere dentro di lei. Citandon Pinci: “Questo è stato un viaggio,un viaggio bellissimo. Non rinascerò, ma se dovessi rinascere rifarei la medesima cosa!

Una pittura apparentemente comprensibile, che scava nell’interiorità dell’artista. “Nella mia pittura esprimo tanta interiorizzazione”.

Nella pittura della Pinci, da qualche anno si va facendo sempre più forte la sensazione mistica, che l’artista esprime attraverso “il carosello di colori e le fiammanti acrobazie cromatiche” frutto di una meditazione ieratica.

La collezione degli cinque, confessa la Pinci, è ispirata agli intarsi cosmateschi delle volte della basilica di Assisi, nella quale si reca ancor oggi per meditare.

Assieme alla tecnica del mosaico, la pittura prorompente di colori di Stefania Pinci raccoglie le tradizioni ereditate dall’Antichità, custodite nei secoli da una comunità mondiale sensibile all’Arte, alimentata da artisti sognatori che non si piegano alle logiche di mercato, ma anelano una nuova Arcadia.

Stefania Pinci lancia un messaggio universale ma semplice: occorre riappropriarsi dell’Arte e del bello. Parole che denunciano il carattere di una donna forte, forgiata da un percorso fatto di ricerca, che ha riscosso approvazione nel settore artistico, ma che vola oltre le criticità che ogni arista deve superare, anzi da esse è temprata e ritrova energia. Non risparmia critiche ai colleghi che non hanno la forza di emergere nel misurarsi con il mercato. La vera crisi dell’arte è ribadire orgogliosamente che ogni opera è unica, “siamo stati noi artisti che ci siamo dati la zappa sui piedi e svalutando il nostro operato pur di vendere” Arte e commercio dovrebbero essere due rette parallele anche se l’una non ha senso senza l’altra, e l’artista deve gestire questo delicato equilibrio.

La Pinci invita ad apprezzare l’Arte e ad investire sulle opere: portare in casa un bel quadro è come acquistare un vestito firmato per il proprio  guardaroba, o scegliere il cellulare che appaga il senso del bello: acquistare oggetti d’Arte che vadano oltre la funzione.

E’ vero l’Arte salverà il mondo ma noi dobbiamo valorizzarla nelle sue espressioni più varie (mobili, gioielli, architettura, design) per salvare l’Arte.

L’educazione al gusto del bello non è necessariamente costosa, ma nobilita le scelte fatte per assolvere alle funzioni, premiando chi ne interpreta l’aspetto ideale che supera le funzioni, e pertanto emargina nel mercato del kitch gli oggetti e le opere approssimate.

Un impegno ed una dedizione che trasmette non solo nelle interviste ma anche durante i suoi corsi di disegno e di pittura ai quali abbiamo assistito.

Dice Stefania Pinci: “ho evitato di produrre opere che piacessero al pubblico”. Infatti l’opera nasce nell’anima di ogni artista e prende forma dalle sue mani, e vale perché è la combinazione tra l’ispirazione sensitiva, la capacità espressiva e il linguaggio del pensiero dell’artista, nell’ambiente culturale della propria esperienza umana.

Dice Stefania Pinci : “io ho avuto un percorso artistico di trent’anni e ho mantenuto uno stile personale, un marchio che permette allo spettatore di seguirmi e riconoscermi nelle numerose mostre a cui partecipo. Per me l’arte è rimettersi in gioco assolutamente sempre comunque e sapere anche rischiare “.

Parlando delle sue ultime opere: “…i paesaggi, se tu hai visto i miei paesaggi , nei miei boschi, c’è sempre un viale, c’è sempre una strada che porta chissà dove , non si sa mai, un camminamento all’interno di questi campi, all’interno di questi boschi, dove c’è sempre modo di far entrare all’interno del quadro lo spettatore e proiettarlo forse in qualche cosa che io reputo che vada oltre; e cosa sarebbe un quadro di Kimt se non tendesse a qualcos’altro, cosa sarebbe ?…..”

A proposito della sua fonte :

te l’ho detto io mi sono sentita sempre molto libera.  Ecco da cosa trovo ispirazione.”

Anche nella scelta dei materiali spazia tra diverse tecniche: smalti, olio, pigmenti, e quando di l’olio non è ancora asciutto inserisce le pennellate a vetro con cui esprimere la trasparenza dell’idea della vetrata.

A proposito della tecnica:

“io e che sono molto molto per la pittura, ritrovo poi invece in questo mosaico pittorico parte integrante strutturale di tutto il mio mondo , di tutta la mia opera”.

Martina Paolantoni 

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MENTANA GIOIELLO DA SCOPRIRE

…PASSEGGIANDO CON IL SINDACO

di Martina Paolantoni

Uscendo dalla città lungo la via Nomentana attraversiamo l’Aniene  e ci allontaniamo dal centro percorrendo altri sedici chilometri tra case prati e alberi, giungendo a Mentana, l’antica Nomentum, citata da Virgilio, Plinio il Vecchio adagiata sulle colline della Sabina. Accompagnati dal Primo Cittadino Marco Benedetti abbiamo fatto un viaggio a ritroso nel tempo quando in questo sito i Borghese costruirono una delle loro prestigiose residenze, affrescata da importanti pittori, sino a Garibaldi che vi passò prima della battaglia di Porta Pia.

Marco Benedetti, sindaco di questa ridente cittadina è un politico di giovane età ma di lunga esperienza. Ci accoglie nel Polo Culturale Mentana, insieme a Sara Paoli, Direttrice del Museo civico archeologico di Mentana e dell’Agro Nomentano (MuCaM) e la storica dell’arte Sara Petrino.

Attraverso i documenti conservati nel Palazzo e la loro voce scopriamo gli aneddoti e verità storiche che questi luoghi per secoli hanno serbato e che ora, grazie al lavoro del Sindaco della sua giunta sono a disposizione dei cittadini.

Iniziamo la nostra visita dalla Biblioteca Comunale Carlo Magno, dotata di molti volumi e validi supporti scientifici, dedicata a Carlo Magno, giunto a Mentana per arrivare a Roma ad incontrare Papa Leone III nel 800 d.c. passando sul ponte Tazio, oggi immerso nella frenetica movida cittadina un tempo confine tra Nomentum e lo Stato Pontificio.

Il sindaco Benedetti è riuscito a dare ai bambini e ai ragazzi che frequentano queste sale un’area di studio ma anche di relax e di incontro, per uscire dall’isolamento e promuovere la socializzazione. Mentre passiamo, molti ragazzi sono impegnati nelle ricerche di studio, e noi dobbiamo osservare il silenzio. Oltre a questo i ragazzi e i bambini possono contare su una peculiare aula scientifica “A proposito di Energia”, ricca di strumenti adatti ad avvicinare i giovani alla Scienza. Cita Marco Benedetti: “Qui spieghiamo realizziamo eventi in collaborazione con il CNR , ed in occasioni come la notte dei musei e la notte la scienza”.

Le attrezzature multimediali moderne non coprono il sapore medioevale che spira negli ambienti, edificati nel IX sec. Scendendo lo scalone in travertino, di cui possiamo apprezzare ancora la bellezza originale accediamo alla sala conferenza annessa alla Biblioteca; con le su volte a botte a crociera è un ambiente stimolante, votato alla cultura. Cita l’archeologa Sara Paoli: “Oltre alle conferenze che spesso ospitiamo, qui mostriamo i diversi reperti archeologici rinvenuti sul territorio comunale e provenienti dal sito dell’antica Nomentum, frutto di un lavoro corale tra i Musei di Mentata ed altri prestigiosi enti del Territorio” .

Lasciata la Biblioteca Carlo Magno, ci districhiamo per le vie del centro. Spicca per maestosità il Palazzo Borghese; con l’imponete facciata e con la scalinata l’edificio  domina la piazza dal sapore rinascimentale.

Come il vero custode della sua città il Sindaco apre le porte della residenza cinquecentesca, futura sede del Comune, e ci introduce nelle vicissitudini di Mentana. Nei secoli fu feudo di importanti famiglie, tra esse i Crescenzi che, avendo preso le parti dell’antipapa Benedetto X, ne causarono nel 1058 la distruzione dalle milizie del pontefice Niccolò II. Acquistata in seguito dall’abbazia di San Paolo, passò nel 1407 agli Orsini. E poi  a Marcantonio Borghese che ne divenne marchese.

Affacciati da un terrazzo cogliamo una visione più ampia; il campanile quadrato della Chiesa di San Nicola, i torrioni medioevali e campagna che dava il buon vino (la dolce anfora Sabina) tanto caro ad Orazio. Lo sguardo vola lontano ci sentiamo immersi in un’altra epoca. Siamo riportati alla realtà dalla voce del primo cittadino: “Quella Torre edificata probabilmente sulle vestigia di un più antico forte militare è luna delle testimonianze architettoniche più antiche del borgo. Erano due. Ricordo che da bambino vidi il crollo dalla mia casa.”  In questa città il Sindaco è cresciuto, ne conosce e ne apprezza ogni pietra, ci mostra i futuri progetti per ridare il giusto valore a questo gioiello.

Proseguiamo; vuole mostrarci le altre sale del Palazzo. Aperte le finestre ed illuminate le possenti mura si svelano ai nostri occhi preziosi affreschi, venuti alla luce dopo il sapiente restauro, voluto da Benedetti. Cita il Sindaco: “Un lavoro di restauro conservativo durato quattro anni, che ha investito tutte le ali del palazzo teso a conservare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale al quale abbiamo acceduto anche grazie al recupero di fondi  dedicati, senza gravare sul bilancio della città”. Un privilegio e un’emozione essere tra i primi visitatori!

Sara Petrino ha studiato a lungo queste opere: “Gli affreschi sono da collocare entro il 1613 per via degli emblemi araldici affrescati, relativi alle famiglie Peretti – Cavazzi della Somaglia, in particolare al matrimonio tra il principe Michele Peretti e la principessa Margherita della Somaglia, che muore appunto nel 1613. Con il mio relatore, Massimo Moretti, siamo già arrivati all’attribuzione, per documentazione esistente ma soprattutto per confronti stilistici”.

Di queste vicende rimangono le tracce nei monumenti, nei bastioni, nelle mirabili decorazioni delle chiese di Mentana. Ma come spesso accade la Storia lascia un’impronta anche in ambito eno-gastronomico. Cita il Sindaco Benedetti: “Fra Medioevo e Rinascimento a Menata si alternarono le signorie e si consolidano i rapporti con il vicino Stato Pontificio, che stingeva la città tra i possedimenti di Roma e quelli nelle Marche. La presenza di nobili ed alti prelati anche di origine marchigiana spiegherebbe il perché, oltre ad alcune tracce architettoniche, nel nostro territorio sono presenti delle ricette tipiche delle Marche”.

Le inaspettate bellezze di Mentana non sono terminate qui. Visitando le altre ale del palazzo, giungiamo in un grande salone. Davanti ad un camino, dove forse anni fa lo stesso Garibaldi si fermò, uno splendido mosaico appartenente ad una villa romana.  “Il reperto è stato trovato durante i lavori di scavo per la rete elettrica in zona, spostato ed opportunamente  collocato in questo luogo e musealizzato. Nel tempo ha tutta una serie di distruzioni tra cui quel taglio dritto così che non è nient’altro il muro di cinta di una villa moderna sovrapposta al basamento originale”. Così il Sindaco che ha preso parte ai sopralluoghi ed alle riunioni con la sovraintendenza per ridare al mosaico il suo splendore originale.

Abitata sin dall’epoca romana, importante sede politica e strategica, terra di imperatori, animata dai moti risorgimentali e garibaldini, ricca di simboli e ricorrenze. Mentana racchiude tutto questo quasi fosse uno scrigno e di quelle epoche racconta i colori, i sapori e le bellezze. E allo spettatore non resta che andarle a scoprire!

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FRANCESCO ASTIASO GARCIA: L’ARTISTA FILOSOFO

di Martina Paolantoni

Visione poetica dell’artista è mostrare lo slancio di rinnovamento del messaggio figurativo e contemporaneamente rimanere ancorato alle radici e ai valori della tradizione classica.

Creare ponti tra l’onda artistica precedente e l’onda successiva, tendendo al superamento, attraverso armonia ed equilibrio, e velando l’oggetto pittorico per accentuarne i contenuti.

Le impressioni figurative e i messaggi di relazione con la tradizione scaturiscono perciò dalla mente di chi guarda l’opera, che tanto più esprime quanto più vasta è la conoscenza di chi la osserva.

Francesco Astiaso Garcia è nato a Roma nel 1983, quinto di sette figli, di una famiglia di origini spagnole con profonde convinzioni religiose, e inizia il suo cammino artistico rivelandosi capace di intendere la pittura e la fotografia come frutto della ricerca metafisica dell’uomo, con i travagli e le gioie che ogni vocazione artistica comporta. E le modificazioni e la crescita sono la testimonianza di una continua ricerca di nuove forme espressive, come ponti tra il classico e il presente espressivo, e nuovi temi d’indagine su sé stesso, la propria anima, la propria ispirazione. 

Sebbene il discorso pittorico si componga sopra uno sfondo culturale cattolico, il messaggio evangelico espresso da Francesco Astiaso Garcia ha uno stile originale testimoniato dal percorso figurativo che tende verso l’astrazione, ma cerca il punto in cui la costruzione dell’immagine e il messaggio sono nel loro perfetto equilibrio.

Ed è spinto a riversare sulla tela le vibrazioni di un artista che ha conservato la sensibilità creativa, assecondando la definizione dell’opera pittorica di cui l’autore raccoglie le suggestioni che riesce a rappresentare.

L’autore riesce a produrre opere pittoriche e fotografiche che fissano sul supporto fisico il momento poetico che le origina, generate dall’artista nel momento dell’ispirazione, proiettandosi verso la vita, superando il frastuono e il dilagare delle immagini offerte da una società frenetica.

Convinti i genitori ad assecondare il precoce talento compie studi artistici all’Accademia delle belle arti di Roma, (laurea cum lode) e presso accademie Des Beaux Arts di Parigi.

Astiaso Garcia coltiva l’interesse per la pittura e le  arti figurative dichiarando che: “Per tornare a dipingere come i bambini dobbiamo prima imparare a dipingere come Raffaello”.

Per arricchire la sua conoscenza artistica inizia viaggiare per  il mondo come un viandante alla ricerca di se stesso. Affresca pitture murali a Varsavia, Shanghai, New York, etc.

Avvia importanti collaborazioni con artisti di fama internazionale: tra questi a Madrid, con il grande pittore e maestro di vita Kiko Argulello, collabora alla realizzazione di affreschi dell’Abside della cattedrale della città.

Dopo questo periodo itinerante si ristabilisce a Roma dove vive ed opera.

In questi anni la sua produzione artistica è incessante, e il suo curriculum artistico vanta numerosi eventi, tra esposizioni personali in Italia ed all’Estero.

Ha realizzato importanti commissioni per la Santa Sede, ed è assegnatario del Premio Internazionale “Giovanni Paolo I” ricevuto nel2015 per essersi distino nel campo dell’arte per la sua testimonianza cristiana.

Di recente, frequenta Marko Ivan Rupnik durante la realizzazione della sua opera presso la cappella del Seminario Maggiore in San Giovanni Laterano.

Si avverte anche una viva sensibilità psicologica che lo porta a distaccarsi dal figurativo e volgere la sua poetica verso un nuovo universo iconografico.

Suggestioni figurali, con un segno sottile, nebuloso, quasi impalpabile, creano una molteplicità di valenze sotto-intese al ritratto. Sono quasi sempre rappresentate con colori pastello, dal rosa all’azzurrino, con pennellate di giallo. Un’evocazione dello spazio attraverso le sue vibrazioni luminose; una tessitura cromatica ricchissima e trasparente.

Cita Astiaso Garcia: “Il bello dell’arte che non si sa dove si vuole andare: si comincia un dipinto a volte con una convinzione, ma la forza vitale ti porta a tutt’altra conclusione”.

Dopo aver maturato una profonda conoscenza delle diverse tecniche espressive tradizionali, dove trova spazio la serigrafia, sperimenta altre arti figurative: la fotografia, la scultura. L’Arte conduce alla libertà creativa con un discorso che riporta alla natura. In inverno raccoglie elementi naturali dalla spiaggia, li rielabora nel suo studio per rappresentare il mondo dentro e fuori di noi con forme e colori, materiali.

Le radici di uomo del sud Europa rimangono, per così dire, intatte e rivivono nel suo tratto caldo e pastoso. Soprattutto nei paesaggi, sempre più tesi all’astrattismo il movimento raggiunto attraverso l’esaltazione del colore, Astiaso Garcia sa dialogare con elementi di naturalistici e coloristici. Del lungo viaggiare per il Sud America riporta i colori pastello, per lo più in belle tinte azzurrine che ricordano anche lo skyline delle Maldive, in cui il cielo si tuffa nell’Oceano.

Occorre riconoscere che gli elementi naturali, come l’acqua, il fuoco e la terra, nella sua opera si fondono, si sovrappongono e si rincorrono. A volte ben delineati; a volte tangenti sempre più tesi  all’infinito. Man mano, in contrasto con la velocità a cui siamo abituati, allude a un mondo pulito e lineare, la sintesi è il mistero e l’essenza della natura.

L’osservazione della realtà è per Astiaso Garcia una fame epistemica, un bisogno filologico di conoscenza; la rappresentazione della realtà sublimazione; e la mediazione pittura un atto creativo, liberatorio, che squarcia i veli che avvolgono la realtà per penetrarla a fondo.

Fotografo, scultore pittore e,suggeriamo, filosofo. Il suo impegno culturale non si esaurisce nei suoi dipinti. Di recente i suoi i dipinti hanno fatto da sfondo allo spettacolo teatrale di Giovanni Schifoi Gigi de Paolo all’auditorium della Conciliazione, in occasione degli Stati generali delle Natalità, ed ancora in convegni letterari e umanitari.

Dal 2019 è segretario nazionale dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti Italiani) e Segretario della redazione della rivista “Arte e fede”, curando i rapporti con quanti nel mondo delle arti, si impegnano al servizio della promozione della persona e del patrimonio artistico. In questa veste ha raccolto l’appello del Santo Padre, che invita, attraverso l’Arte, a porre al centro la dignità umana.

Mentre il mondo ci sta paralizzando nel conformismo, Astiaso Garcia dimostra che facendo giungere negli animi le emozioni di tutti colori è capace di affermare che solo con la passione e la tenacia si costruisce la vita. Si prepara con una nuova stupefacente mostra a Roma: il sesto giorno. E si fa portatore di un messaggio universale di futuro e di speranza: l’Arte vince le paure, vola oltre le incertezze, avvicina le anime e porta colore e gioia nella vita di chi la serve e di chi la osserva.

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65’ Roma Art Festival

di Martina Paolantoni

Successo di pubblico all’inaugurazione del 65’ Roma Art Festival oggi 25 maggio, l’evento di primavera che
porta gli Artisti con le loro opere in piazza di Spagna fino al 29 maggio 2022, ingresso gratuito. Il taglio del nastro è affidato a Gianni Testa, accompagnato dalla scrittrice Martina Paolantoni (Arte e Territorio) e gli artisti presenti al vernissage che il maestro ha voluto accanto a se. Testa è uno degli esponenti del panorama pittorico Italiano. Il suo nome è legato a questi luoghi dove è cresciuto si è formato negli anni 60 e 70, eleggendo Roma e in particolare le Vie del centro a palcoscenico delle sue vicende esistenziali ed artistiche.
Gli artisti avevano già esposto in precedenza in Piazza di Spagna. Dopo una lunga pausa, da qualche
anno, l’uso della piazza è stato nuovamente accordato dal Comune di Roma per eventi di rilievo come questo.
Tra gli ospiti galleristi e curatori, la critica Orsini e molti appassionati. Lucilla Labianca organizzatrice dell’evento e presidente dell’Associazione Art Studio Tre cita: “In questo tipo di esposizione si ha un contatto diretto con il pubblico, questa è una grande opportunità per tutti gli artisti che potranno raccontare le loro opere e le loro tecniche.
Le mostre en plein air hanno la caratteristica di far vivere al pubblico un’esperienza diversa da quella vissuta in galleria.
Sono stati scelti più di trenta Artisti di diversa provenienza nazionale e internazionale per esporre le loro opere in questa splendida cornice scenografica di piazza di Spagna tra la fontana del Bernini e le Carrozzelle, che solo la Città Eterna sa regalare.

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FESTA DI PRIMAVERA  AL FLEMING

PER VIVERE INSIEME IL QUARTIERE

di Martina Paolantoni

Al fiorire della primavera fioriscono le iniziative per la mente e per il corpo. Domenica 14 maggio dalle 10 alle 13 nel cuore del Fleming, in via Nitti, eccezionalmente chiusa al traffico, si svolgerà la Festa di Primavera organizzata dal Municipio XV.

Una mattinata tutta dedicata al quartiere, un’occasione per ritrovarsi e per rivivere le strade del Fleming con appuntamenti, attività e iniziative per i più giovani che coinvolgeranno anche famiglie e residenti del quartiere” dichiarano gli Assessori alla Cultura e al Commercio del Municipio XV Tatiana Marchisio e Tommaso Martelli.

La scuola media I.C. Via Nitti spalancherà le sue porte ad alunni, ex alunni e cittadini orgogliosi di prendere parte alle molte iniziative previste: laboratori musicali ed artistici, caccia al tesoro, dimostrazioni e corsi sportivi di basket, boxe e aerobica ed un torneo di calcetto dedicato a Mia Neri.

Ma soprattutto uno spazio dedicato ai temi ambientali.

Oltre agli abitanti del quartiere, sono state molte le associazioni culturali e di volontariato coinvolte: dal Comitato Municipio XV alla Croce Rossa Italiana, il Corpo Italiano di San Lazzaro il Comitato di Quartiere “Il Filo del Quartiere”.

Partecipare per incontrare. Incontrare per valorizzare. Valorizzare per riscoprire. Questo è lo spirito della dimostrazione, che troverà certamente l’apprezzamento dei residenti e risveglierà un senso di comune cittadinanza.

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L’ARTE SALVAGUARDIA DELL’UMANO

di Martina Paolantoni

 Interessante focus sul futuro dell’Arte si è tenuto a Roma, alla galleria Sempione, alla presenza dei maestri Ennio Calabria, che ha guidato l’incontro, Sandro Bini, Ezio Farinelli, Gianni Testa. Una tavola rotonda arricchita dal prezioso contributo di molti artisti –Francesco Astasio Garcia, Maria Grazia Bomba, Marco Coppola, Stefania Pinci solo per citarne alcuni- oltre agli addetti ai lavori Rita Pendolesi, responsabile dell’archivio storico di Ennio Calabria, la critica Ida Mitrano, scrittori, politici, psicoterapeuti, giornalisti, musicisti, rappresentanti di associazioni culturali. Molti i temi affrontati dalla pittura del beato Angelico al taglio di Fontana per capire il ruolo dell’artista e dell’Arte nella salvaguardia della coscienza sociale dopo la pandemia. E rispondere a quali sono le prospettive per l’Arte. Quali le vie percorribili e che ruolo hanno i social nell’avvicinare i giovani alla pittura?

In questi ultimi due anni si sono moltiplicate le espressioni creative: abbiamo cantato dai balconi; dipinto grandi bandiere con le impronte colorate dei nostri bambini; visitato musei stando seduti sul divano; seguito tutorial di pittura; guardato su un tablet quadri della “grandezza di un francobollo” – ironizza il politico ed appassionato di pitturaRoberto Chiappini. Ma tutto è Arte?

  Ma dopo questi anni di pandemia manca una definizione di Arte; manca la critica che scopra la relatività e la necessità di misurarsi con i limiti. Cita il maestro Beni: “Manca nei  giovani artisti l’interrogarsi sulla verità che li spinge a creare in un mondo”.

In un mondo in cui siamo accucciati nel visibile, nell’apparire; l’Arte, espressione dell’uomo, è stata vittima della velocità sotto il torchio della tecnologia. Tiaziana Caroselli, psicoterapeuta, imputa la causa di questa crisi al modo di vivere caratterizzato da una velocità. Certamente la velocità è una delle cifre della nuova arte. D’altro lato la velocità produce una stasi e l’uomo è rimasto paradossalmente paralizzato. Ci sentiamo figli ma la vita ci richiede di essere padri. E la realtà non è quella che immaginiamo, ma quella che accade mentre viviamo.

Come ogni tavola di confronto non sono mancate le divergenze, che alimentano il dibattito e la riflessione. Cita Danilo Mestosi, giornalista: “Tutti si sentono artisti. Ma l’arte pittorica è una disciplina”. È pur vero che l’Arte spesso ha delle manifestazioni inedite, precisa Calabria, evocando Fontana che nel suo taglio era avanti rispetto all’umanità. Si pone il problema, semmai, di definire in che modo una dimensione imprevedibile diventa organica in un progetto.

Dal canto loro le arti tradizionali hanno perso mercato, si pone il problema di recuperare mercato, senza scongiurare l’opposto: l’Arte diventi merce, valutata indistintamente dalla sensazione che produce nell’osservatore e quotata al pari di una opzione sul mercato monetario. Stretti in questa morsa  gioca un ruolo fondamentale l’autore. Cita il maestro Beni: “Chi osserva il quadro vuole sentire le emozioni che solo l’autore può trasmettere”.

 Per aprire una finestra sul futuro, dunque, occorre da un lato contestualizzare le vicende del tempo corrente, dall’altro affidare la risposta a chi sente l’arte come spinta endogena incondizionata,  anelito vitale, una necessità. In tal senso cita il maestro Calabria:l’Arte e rendere visibile l’invisibile”.

Se è vero che l‘’Arte non muore mai, come- Cita il maestro Testa- È sempre viva in qualsiasi circostanza anche nei periodi più brutti si risolleva”. E anche vero che la situazione pandemica ha cambiato anche la salvaguardia del reale dell’Arte, con il rischio di modificare il rapporto di causa effetto. Sta nascendo una nuova soggettività, il calore è quello che sento non più quello che segna il  il termometro; la collettività si va unificando e la coscienza intellettuale non si pone più certi problemi trascendentali che davano vita all’opera. L’Arte oggi deve riacquistare la responsabilità dell’identità umana e diventare qualcosa di cui non si può fare a meno. Tornare ad essere quel riverbero di una spiritualità vaga ma profonda, memoria permanente dell’identità umana.

Perciò mostre ed incontri come questi sono momenti di crescita ed avvicinano gli osservatori all’opera. Momenti di riflessione.  Cita il maestro Coppola: “Un  dibattito per salvaguardare la sopravvivenza dell’artista come figura centrale”. Ma anche per rilanciare la cultura e fare il punto della situazione sulle forme e certi meccanismi della socialità che ora i giovani vogliono tornare a vivere, cercando una collaborazione con il web che in questo periodo di crisi ha fornito un utile, e per certi versi necessario succedaneo delle compresenze dal vivo ed agli eventi.

Vogliamo concludere questo articolo con le parole del maestro Astasio Garcia il quale per spiegare come far venire ai giovani la voglia di Arte scomoda Saint-Exsupéri:Se volete costruire una nave non prendete degli operai insegnato loro come tagliare il legno, ma fategli venire voglia del grande mare!”

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“CAPRI”: UN’ ISOLA DUE VISIONI

di Martina Paolantoni

Celebrare Capri, adagiata sul golfo di Napoli, come una seducente sirena su uno scoglio, con una mostra fotografica. Questo l’obbiettivo del vernissage-evento di Mastrangelo e Tentorio, il 22 maggio a Roma, dal titolo: Capri.

Ispirandosi al lavoro fotografico sull’isola di due pilastri dell’ottava arte, Mimmo Iodice e Luigi Ghirri, trent’anni dopo evocano questi luoghi due giovani interpreti. Giovani di età, ma maturi nel cogliere la realtà. Attraverso una insolita cifra stilistica, fissano i momenti di un’espressione sentimentale e coinvolgente, con un prezioso sviluppo delle immagini – con i sali d’argento- firmato Corsetti.

In questo tratto di mare gli antichi aedi immaginarono le sirene che ammaliavano i naviganti. Ed a ben vedere! Coste quasi ovunque alte e in molti tratti dirupate e inaccessibili, incise da numerose grotte note per la loro bellezza, il fragore delle onde che si rompono sugli iconici faraglioni.

Nel percorso espositivo c’è tutto questo, espresso dalla sensibilità dei due fotografi in diverse tavolozze di colori: dalle tinte del più bell’azzurrino e verde smeraldo, al bianco al nero. Gli autori sanno cogliere le mille anime del territorio: i suoi vicoli arrampicati sulla roccia calcarea, i panni stesi al sole, la scia di una barca che si dissolve nell’acqua. Ma Capri, simbolo del boom economico degli anni sessanta, è anche il centro della moda e della spensieratezza che ha ispirato l’architettura unica delle ville barocche, i giardini, i saloni con le feste che sprigionano energia e gioia di vivere.

E se le emozioni sono l’essenza dell’animo umano, uno dei canoni delle emozioni è sicuramente il gusto. Ecco perché questa mostra è ospitata da Pinturicchio 40, ristorante romano dal cuore partenopeo, che propone un percorso enogastronomico abbinato all’evento alla riscoperta dei sapori della cucina mediterranea.

E l’isola rivive ed incanta lo spettatore, non con la melodia, ma con le sfumature della pellicola.

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UNA RONDINE NON FA PRIMAVERA? CINQUE SCRITTORI SI!

di Martina Paolantoni

Riparte la Fiera Letteraria di Roma: “Lettere al Sempione OFF

Con la primavera tornano gli appuntamenti importanti per il corpo, la mente e per l’anima.  Mettere a posto l’armadio, fare jogging, indossare una camicia colorata; raccogliere i capelli per scoprire il viso e godere di quel sole tiepido che fa spuntare le efelidi sulle gote. Inebriarsi di un nuovo profumo floreale ma,  soprattutto, scegliere un buon libro da leggere en plan air e per questo c’è “Lettere al Sempione OFF!” La rassegna, che si tiene per il secondo anno a Roma nello storico quartiere di Monte Sacro, è un’occasione da non perdere per lettori e addetti ai lavori.

Come la migrazione delle rondini dà inizio alla stagione primaverile, così molti autori di saggi e di poesie (più di sessanta) si volgeranno il sette ed otto maggio 2022 alla Fiera del Libro di Roma  “Lettere al Sempione OFF”. Organizzata dalla Galleria Arte Sempione in collaborazione con l’associazione Officine Culturali Romane e Segnalazioni Letterarie ed editori come Collana Orofino  è un luogo di incontro tra autori emergenti ed affermati ed un pubblico selezionato tra acquirenti divisi per fasce di età, rappresentanti di associazioni culturali, tra i quali Ass. Cult. AppArtenere, giornalisti, critici ed editorialisti che intervisteranno gli scrittori.

Ed agli scettici, a coloro che anelano il calore del camino ed il soffio del vento inverale, agli esitanti ad uscire dalla tana con la loro retorica “una rondine non fa primavera”, rispondiamo: non dubitate, la primavera letteraria ci sarà! Gli autori saranno molti e più numerosi. Quest’anno, infatti, la rassegna si arricchisce con la partecipazione di Atile Edizioni presente all’evento con ben cinque scrittori, che oscillano dalla saggistica, la poesia e la narrativa.

Il fil rouge che sembra legare gli scrittori editi dalla scuderia Atile nel 2022 quest’anno è Dante, considerato che, a ridosso delle celebrazioni per il settecentenario dantesco, saranno presentati due tributi al Sommo Poeta. Il primo è  “Versi Di-Vini” di Martina Paolantoni (Atile Edizioni, 2022), saggio in cui l’autrice, unendo la passione della enogastronomia a quella per la lettura della poetica dantesca, con taglio innovativo ricerca tra i versi danteschi un riflesso dionisiaco e svela le emozioni di ordine psicologico, naturalistico, stilistico-musicale che il Poeta attraverso la metafora del vino voleva suscitare. Il secondo è l’ avvincente romanzo di Arcimbaldo Materiale, “L’inconfessabile(Atile Edizioni, 2022), in cui i giovani Paolo e Francesca sono contestualizzati in epoca moderna. Con una nervatura letteraria ricca di colpi scena e risvolti inaspettati, è sempre vivo il tema di quel sentimento di amore ed amicizia, ostacolato dalle famiglie o dal ceto sociale, che affascina i lettori di ogni epoca.

Vero è che affinché la primavera sia degna di tale nome (dal latino classico primo vere «all’inizio della primavera, ver veris») non devono mancare i versi dei poeti e soprattutto le poesie d’amore. Ecco allora le poesie di Marco Costa, “Versi al capolinea” (Atile Edizioni, 2021) in cui  tratteggia l’amore: dall’amore romantico e passionale, all’amore filiale e amicale, per gli animali, per la Città Eterna. Ed esprimendosi con l’unicità del romanesco invita a cogliere lo spirito di questa stagione: la rinascita. Nonostante le paure e il cuore pieno ‘de cerotti’ ci sarà sempre una via d’uscita e arriverà un’altra persona a donare amore e giorni sereni. Sentimenti, che uniti ad una introspettiva sofferenza, sono ancor più veritieri inFollie di un savio” di Lorenzo Cristallini (Atile Edizioni, 2021). Nei suoi dotti versi, talvolta sfiancati, talvolta ironici fa affiorare differenti temi e sprona a trovare nuovi spunti di riflessione: dall’impegno civile agli aspetti più peculiari dei giochi politici del passato e dell’attuale realtà sociale. Immergendosi fra le parole, chiama in causa gli ideali più alti e le poesie e gli aforismi evocano dinamicamente  sensazioni, emozioni, riflessioni di valenza universale. Al coro dei noteroi si aggiunge un’altra voce. Quella della poetessa Floriana Contestabile, autrice di  “E mai si arrenderanno” (Atile Edizioni, 2021), in cui la metrica diventa tramite per esprimere uno dei valori sacri: la famiglia. Essa, con le sue mille sfaccettature, per molti è tutto, per altri un inizio, per altri ancora un guscio in cui l’esistenza umana trova consolazione nei sentimenti autentici e nella gioia delle piccole cose.

L’evento strizza l’occhio al Salone Internazionale del Libro di Torino, fiera letteraria che giunge a maggio 2022 alla XXXIV edizione e si proporrà importanti filoni tematici tra i quali la sostenibilità e l’ambiente. Ma è anche un’anteprima speciale del Salone del Libro di Atile che si terrà a Roma a metà Giugno: un salotto letterario dedicato alla giovane casa editrice, che si annuncia ricco di sollecitazioni per lo spirito e punto di riferimento per il panorama culturale capitolino.