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Recensione – Eudemonìa di Francesco Abate

Un viaggio allegorico tra filosofia, spiritualità e riscoperta del sé

In un panorama editoriale spesso dominato da storie dal ritmo frenetico e dalla trama prevedibile, Eudemonìa di Francesco Abate rappresenta una ventata di originalità e profondità. Pubblicato da Atile Edizioni, questo romanzo sorprende per la sua struttura allegorica, che mescola sapientemente elementi di narrativa contemporanea, filosofia e fantasy.

Il protagonista, Francesco, è un uomo comune, travolto dall’insoddisfazione e da una quotidianità soffocante. La sua vita cambia radicalmente quando riceve una convocazione dal re: dovrà partire alla ricerca di Dio. Un mandato paradossale, che diventa il pretesto per un viaggio interiore alla scoperta di verità nascoste e della propria umanità.

Attraverso l’incontro con Dante – guida silenziosa e saggia – e una serie di tappe dense di significato simbolico, Abate costruisce un percorso narrativo diviso in tre parti: Apate (l’inganno), Aletheia (la verità) e Eudemonìa (la felicità). Ogni capitolo è un tassello che compone un puzzle esistenziale, in cui il lettore è chiamato a riflettere sul senso della vita, della fede e dell’autenticità.

L’autore dimostra una grande capacità di fondere il linguaggio semplice e accessibile con contenuti profondi, toccando corde emotive e intellettuali. Il tono ironico e critico, specialmente nella rappresentazione della società e del potere, rende il romanzo anche un’intelligente satira del nostro tempo.

Eudemonìa è una lettura che lascia il segno. Non solo per la forza della narrazione, ma per il coraggio dell’autore di affrontare temi universali – come la felicità, la fede e l’identità – con una voce autentica e personale. Un libro che non si limita a intrattenere, ma accompagna il lettore in un viaggio che continua anche dopo l’ultima pagina.

Consigliato a chi ama la letteratura che fa pensare, che stimola la coscienza e che invita a mettersi in cammino. Dentro e fuori.

Aurora Galli