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“Il viaggio di Dante con un calice in mano”

di Emanuele Lavizzari

Un lungo viaggio attraverso le tre cantiche del Sommo Vate, unendo la passione per l’enogastronomia e quella per l’opera dantesca. Martina Paolantoni traccia una linea che unisce il percorso di risalita di Dante dall’Inferno al Paradiso, soffermandosi su quegli aspetti dionisiaci che ricorrono nell’opera. Sono numerosi i riferimenti e le emozioni che il Poeta suscita nei suoi endecasillabi attraverso la ricca e sfaccettata metafora del vino.

Un’indagine storica sulla viticoltura nel Medioevo e nella vita dello stesso Dante, poi un focus dettagliato sui golosi, quindi un’interessantissima analisi per giungere ad affermare che il vino era gradito anche ad Alighieri: i primi capitoli si soffermano su questioni dibattute dagli storici, per giungere successivamente a una ricerca sempre più minuziosa che affronta la metafora del vino nell’Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso. Il lessico impiegato dal Poeta e quanto peso abbia la bevanda inebriante all’interno della lingua di Dante chiudono questo appassionante volume.

Bisogna essere dei fini cultori dell’opera dantesca o degli esperti degustatori per addentrarsi nella lettura di queste pagine? Si deve conoscere la Divina Commedia a menadito o aver affrontato studi di enologia e viticoltura? Sono richieste la competenza di un filologo romanzo o l’esperienza di un sommelier di lungo corso? Niente di tutto questo, perché un testo divulgativo come quello scritto da Martina Paolantoni avvicina anche il lettore meno esperto dell’uno o dell’altro ambito e l’invita a riprendere in mano le tre cantiche per rivivere il viaggio del Sommo Poeta con un nuovo sguardo.

Emanuele Lavizzari