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“Il viaggio di Dante con un calice in mano”

di Emanuele Lavizzari

Un lungo viaggio attraverso le tre cantiche del Sommo Vate, unendo la passione per l’enogastronomia e quella per l’opera dantesca. Martina Paolantoni traccia una linea che unisce il percorso di risalita di Dante dall’Inferno al Paradiso, soffermandosi su quegli aspetti dionisiaci che ricorrono nell’opera. Sono numerosi i riferimenti e le emozioni che il Poeta suscita nei suoi endecasillabi attraverso la ricca e sfaccettata metafora del vino.

Un’indagine storica sulla viticoltura nel Medioevo e nella vita dello stesso Dante, poi un focus dettagliato sui golosi, quindi un’interessantissima analisi per giungere ad affermare che il vino era gradito anche ad Alighieri: i primi capitoli si soffermano su questioni dibattute dagli storici, per giungere successivamente a una ricerca sempre più minuziosa che affronta la metafora del vino nell’Inferno, nel Purgatorio e nel Paradiso. Il lessico impiegato dal Poeta e quanto peso abbia la bevanda inebriante all’interno della lingua di Dante chiudono questo appassionante volume.

Bisogna essere dei fini cultori dell’opera dantesca o degli esperti degustatori per addentrarsi nella lettura di queste pagine? Si deve conoscere la Divina Commedia a menadito o aver affrontato studi di enologia e viticoltura? Sono richieste la competenza di un filologo romanzo o l’esperienza di un sommelier di lungo corso? Niente di tutto questo, perché un testo divulgativo come quello scritto da Martina Paolantoni avvicina anche il lettore meno esperto dell’uno o dell’altro ambito e l’invita a riprendere in mano le tre cantiche per rivivere il viaggio del Sommo Poeta con un nuovo sguardo.

Emanuele Lavizzari

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Le montagne di Clemente Palme

di Martina Paolantoni

Le montagne, i sentieri, le mucche protagoniste dei dipinti di Clemente Palme raccontano una vita passata nelle Vallate piemontesi e della Val d’Aosta.

Un tratto dal sapore impressionista inteso a cogliere l’attimo della luce, come un’istantanea, come un battito di cuore.

A Courmayeur, incontriamo la moglie Bianca nello studio dell’artista a tre anni dalla sua scomparsa.

Clemente Palme, Torino, classe 1933, iniziò le sue ricerche pittoriche dipingendo in en-plein-air nella più perfetta tradizione dello stile Impressionista del fine ‘800, facendo propria l’esperienza maturata Accademia Albertina di Torino e gli studi di “Ombra e Luce” presso la scuola S.Carlo di Torino.

Due incontri fondamentali segnarono l’esperienza artistica ed umana di Palme. Il primo negli anni ’50 a La Tuille, il celebre Cesare Maggi, tra i maggiori rappresentanti del secondo divisionismo in Italia. Da Maggi Palme erediterà il repertorio paesaggistico, concentrandosi negli aspetti di percezione visiva della rifrazione della luce e del colore, e l’amore per la pittura d’alta montagna con le cime innevate, i ghiacciai, le borgatine in pietra diroccate e le mandrie di mucche.

Il secondo con Bianca che divenne sua moglie e compagna di vita. Cita Bianca Palme : “Non si era legato a nessuna donna perché diceva che una moglie lo avrebbe diviso dalla sua pittura. Ma con me fu diverso. Anche io a modo mio pasticcio con colori e pennelli, noi condividevamo l’amore per lArte e l’Arte ci aveva fatto incontrare.”

Per anni Palme si dedica esclusivamente ai paesaggi, intervallando alcune nature morte.

Le vallate Piemontesi, la Liguria, la Lombardia, naturalmente la la Val d’Aosta; dove ha operato e vissuto, sono i soggetti prediletti dall’artista, che coglie le sensazioni dal vivo, in tutte le condizioni climatiche. Cita Bianca Palme: “Per lui era fondamentale dipingere dal vivo. Questo dipinto lo ha realizzato con meno 15 gradi sotto lo zero.

Non accontentandosi, ma creando i suoi dipinti in sintonia con la natura spesso sostituiva ai pennelli piccoli rametti e foglie, conferendo si tratti maggior espressività.

I colori, rigorosamente olio, sembrano impastati con la luce. I toni chiari contrastano con le ombre degli alberi. Le tinte più nette sono escluse preferendo una serie di sfumature che vanno dal verde chiaro e l’azzurro al marrone, verde scuso quasi blu.

Questi dipinti oggi trovano una contiguità con il paesaggio, abbelliscono le abitazioni di tutta Italia e sono esposti nei locali di Courmayeur. Ma, soprattutto, fanno di Palme uno degli ultimi Maestri della Scuola dell’ Impressionismo Contemporaneo.

Attualmente il pittore Palme espone presso la galleria permanente Espace Fleur in via Roma 56 a Courmayeur (Ao).