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CONTEST: LA SPERANZA DEI GIOVANI, LA CULTURA COME CURA ALL’ALIENAZIONE

La casa editrice Atile edizione e la rivista Arte e Territorio organizzano il contest artistico – letterario dal titolo La speranza dei giovani, la cultura come cura all’alienazione in occasione dei Cent’anni dalla nascita del grande autore Pier Paolo Pasolini. È uno di quegli anniversari tondi che determinano attenzione e riflessione attorno a un autore, a maggior ragione un autore come Pasolini.

Le opere inviate saranno valutate dalla redazione della casa editrice Atile edizioni, quelle  selezionate saranno pubblicate gratuitamente all’interno dell’antologia “La speranza dei giovani, la cultura come cura all’alienazione” (previo consenso dell’autore). La copertina sarà realizzata dall’artista di fama internazionale della street art Maupal, ideatore del murale su Pier Paolo Pasolini in Via Fanfulla da Lodi, nel quartiere Pigneto di Roma.

Ci saranno 3 vincitori per ogni sezione

Al primo classificato una targa personalizzata e due volumi editi Atile edizioni

Al secondo Classificato un attestato personalizzato e un volume edito Atile edizioni

Al terzo classificato un attestato personalizzato e un volume edito Atile edizioni

La pubblicazione avviene  in 2 formati: ebook e cartacea.

Il libro sarà in vendita presso tutti gli store on line (sia la versione cartacea che la versione ebook): Amazon kindle store, la Feltrinelli, Mondadori store, libreriauniversitaria.it, ilgiardinodeilibri.it, hoepli.it, librisalus.it, unilibro.it, casadellibro.com, ibs.it, bookrepublic.

Distribuzione del cartaceo nelle maggiori librerie nazionali con servizio on demand.

L’antologia verrà presentata  in occasione del convegno su Pasolini organizzato con il patrocinio del comune di Roma (III MUNICIPIO) in tale occasione ci sarà la premiazione dei primi tre classificati per ogni categoria. Tutti gli autori inseriti nell’antologia sono invitati a partecipare. I vincitori saranno avvertiti tempestivamente ed invitati a ritirare il premio personalmente. ( O delegare chi per loro)

Il convegno si terrà presso la Sala Consiliare del Municipio Roma III  nel palazzo storico sito in Piazza Sempione 13 a Roma alle ore 11 del 3 dicembre 2022.

Si possono inviare:

  1. Max 1 Racconto breve: fino a 30000 caratteri spazi inclusi
  2. Max 3 poesie per autore: fino a 22 versi ciascuna
  3. Max 2 disegni in bianco e nero formato jpeg   o  2 fotografie in bianco e nero formato jpeg

Inviare le opere a:

arteterritorio@atile.it                 

in formato pdf o word

per info WhatsApp 3894541095

Argomento:

Si trae spunto da:

  • la citazione riportata di seguito:

“In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi. Mi esprimo un po’ coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è, più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi dànno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose Istituzioni. Purtroppo, invece l’enorme maggioranza di voi finisce col capitolare, appena l’ingranaggio delle necessità economiche l’incastra, lo fa suo, l’aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia.”

Pier Paolo Pasolini Origine: Da Le belle bandiere. Dialoghi 1960–1965, a cura di Gian Carlo Ferretti, Editori Riuniti, Roma, 1996, p. 137.

  • La personalità, le opere e il pensiero di Pier Paolo Pasolini

Regista, poeta, scrittore, saggista, il suo pensiero oggi è più attuale che mai. Considerato tra i maggiori artisti e intellettuali del XX secolo. Culturalmente versatile, si distinse in numerosi campi, lasciando contributi anche come pittore, romanziere, linguista, traduttore e saggista, non solo in lingua italiana, ma anche friulana. Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni settanta nonché figura a tratti controversa, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti.

L’importanza di Pasolini non riguarda solo la letteratura e la cultura, ma anche la storia italiana, poiché con essa egli ha continuato a confrontarsi, convinto com’era della responsabilità morale e civile dell’intellettuale. Seppure non senza alcune ambiguità e personali idiosincrasie, Pasolini è stato capace di interrogarsi sul presente, di leggere la contemporaneità in relazione al passato, e dunque di intuire le direzioni in cui il futuro si sarebbe incamminato.

Scadenza invio opere: 30 ottobre 2022

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REGOLE IN LIBERTA’: LA NUOVA MOSTRA DI STEFANA PINCI

di Martina Paolantoni

Quando ho iniziato a dipingere?  Come molti artisti prestissimo, ad otto anni, e non ho più smesso. Allora, invece di giocare con le bambole, disegnavo, osservando ed emulando l’opera dei grandi maestri. L’Arte è stata il primo amore e decisi che sarebbe stata la mia strada “.

Si apre così con questa personalissima dichiarazione dell’artista Stefania Pinci l’intervista per Ar.Te.

“Mia madre aveva un bellissimo libro illustrato su Michelangelo e la figura che mi attirava di più era quella della Sibilla Cumana, resa con una forza eccezionale, una forza espressiva che ho voluto riportare nella mia opera.”

E ci è certamente riuscita..

Abbiamo conosciuto l’artista nel 2018, quando ha fondato lo Studio romano Galleria Arte Sempione e abbiamo seguito da vicino il mutare delle sue sperimentazioni artistiche.

Una Pittura animata da “voracità e pathos” e da una grande apertura mentale, che conduce verso un figurativo libero. Una libertà espressiva dentro i canoni classici, che oggi dà il titolo alla nuova collezione e aggiunge un’ intensificazione nel suo discorso pittorico.

Punto di partenza, dunque, e parametro saranno per Pinci le conquiste tecniche e le conoscenze umanistiche. Originalità della sua opera è aver elaborato e continuato a plasmare un linguaggio attraversato da un turbinio di correnti espressive, quelle dal sapore classico e quelle più progressiste: ne deriva una impronta personale che forma l’identità della sua Arte. Il mosaico veste la natura, come si intitola una delle sue esposizioni più riuscite. Con i vari passaggi, dal figurativo informale, al figurativo arricchito di sfumature che appartengono solo all’arista.

Dopo la formazione in lettere, e la svolta verso una specializzazione artistica, si è formata alla scuola del pensiero artistico di Carlo Argan presso La Sapienza di Roma. Anni trascorsi nel flusso di pensiero dei maestri di Via Ripetta, che forgeranno al sua arte ed il suo carattere. “So di avere una buona conoscenza umanistica dell’arte, ed ho fatto studi universitari che mi hanno lasciato un bagaglio di riferimento culturale 

Ben presto si misura con le sfide della contemporaneità, arredando i migliori Hotel del Bel Pese e negozi del centro capitolino. Senza abbandonare la fiamma della pittura che ardeva sempre più forte dentro di lei.

Nelle numerose mostre personali e collettive in tutta Italia si distingue e si fa più chiara la sua espressività, caratterizzata già dai molti aspetti tecnici innovativi che affinerà in seguito.

Una delle cifre stilistiche della pittura della Pinci è l’uso della foglia oro. Intarsi preziosissimi entrano a far parte nell’opera come tessere di un mosaico in movimento concettuale e coloristico, sulla scorta del sogno e ricordando l’opera di Gustav Klimt.

L’artista con bravura le inserisce sulla tele mediante la chiusura a piombo, procedura propria del restauro, dimostrando una conoscenza della tecnica che consente di trovare, anche in questo caso, una strada libera nella regole : ora sono un inserto nel cielo oppure addirittura una cornice. Spiega Stefania Pinci: “Inserisco le foglie oro non praticando una chiusura completa, ma sfumandole con il pennello. Un metodo che comporta un lavoro lungo, ma mi dà una grande soddisfazione”.  

L’Arte è liberta.

Libertà dell’artista di giungere dove il pensiero e la fantasia la condurranno. Un viaggio senza punto di arrivo prestabilito. Bensì una continua excalation di forme e colori con cui l’artista si misura, tanto nel dipinto quanto nella vita.

Libertà è tema particolarmente sentito dall’artista. che con la sua pittura si ritiene sempre libera e per questo dà il titolo alla nuova collezione “regole in libertà”: in essa l’argomento trova un’ampia trattazione.

L’artista crede fortemente che per sentirsi liberi non vi sia bisogno di arrivare a toccare alcun estremo, che non ha senso se non ha pertinenza. Si pensi anche al vano sforzo di originalità, di voler per forza arrivare a fare qualcosa di inedito, dover produrre ciò che nessuno ha fatto. Non è liberandosi da cio’ che è stato realizzato che noi possiamo fare Arte, ma come per la cultura letteraria si può elaborare qualcosa di nuovo, trovando ispirazione in quello che è stato prodotto e che sia affine al  nostro spirito artistico.

Citando Stefania Pinci“Nella mia pittura esprimo sicuramente come ti ho detto interiorità e libertà. Quando dipingo lascio una grande libertà mentale. All’inizio dell’opera non so ancora quello che andrò a realizzare, è come se entrassi in un altro mondo guidata dal daimon dell’Arte”

In questi lunghi anni di professione, dichiara la Pinci, non ha mai saputo quello che sarebbe diventata, anche se è fiera di dove sia arrivata, né quali corde avrebbe toccato con la sua pittura.

La chiosa di questo contributo giunge direttamente dalle parole dell’artista che sente ancora forte la fiamma dell’arte ardere dentro di lei. Citandon Pinci: “Questo è stato un viaggio,un viaggio bellissimo. Non rinascerò, ma se dovessi rinascere rifarei la medesima cosa!

Una pittura apparentemente comprensibile, che scava nell’interiorità dell’artista. “Nella mia pittura esprimo tanta interiorizzazione”.

Nella pittura della Pinci, da qualche anno si va facendo sempre più forte la sensazione mistica, che l’artista esprime attraverso “il carosello di colori e le fiammanti acrobazie cromatiche” frutto di una meditazione ieratica.

La collezione degli cinque, confessa la Pinci, è ispirata agli intarsi cosmateschi delle volte della basilica di Assisi, nella quale si reca ancor oggi per meditare.

Assieme alla tecnica del mosaico, la pittura prorompente di colori di Stefania Pinci raccoglie le tradizioni ereditate dall’Antichità, custodite nei secoli da una comunità mondiale sensibile all’Arte, alimentata da artisti sognatori che non si piegano alle logiche di mercato, ma anelano una nuova Arcadia.

Stefania Pinci lancia un messaggio universale ma semplice: occorre riappropriarsi dell’Arte e del bello. Parole che denunciano il carattere di una donna forte, forgiata da un percorso fatto di ricerca, che ha riscosso approvazione nel settore artistico, ma che vola oltre le criticità che ogni arista deve superare, anzi da esse è temprata e ritrova energia. Non risparmia critiche ai colleghi che non hanno la forza di emergere nel misurarsi con il mercato. La vera crisi dell’arte è ribadire orgogliosamente che ogni opera è unica, “siamo stati noi artisti che ci siamo dati la zappa sui piedi e svalutando il nostro operato pur di vendere” Arte e commercio dovrebbero essere due rette parallele anche se l’una non ha senso senza l’altra, e l’artista deve gestire questo delicato equilibrio.

La Pinci invita ad apprezzare l’Arte e ad investire sulle opere: portare in casa un bel quadro è come acquistare un vestito firmato per il proprio  guardaroba, o scegliere il cellulare che appaga il senso del bello: acquistare oggetti d’Arte che vadano oltre la funzione.

E’ vero l’Arte salverà il mondo ma noi dobbiamo valorizzarla nelle sue espressioni più varie (mobili, gioielli, architettura, design) per salvare l’Arte.

L’educazione al gusto del bello non è necessariamente costosa, ma nobilita le scelte fatte per assolvere alle funzioni, premiando chi ne interpreta l’aspetto ideale che supera le funzioni, e pertanto emargina nel mercato del kitch gli oggetti e le opere approssimate.

Un impegno ed una dedizione che trasmette non solo nelle interviste ma anche durante i suoi corsi di disegno e di pittura ai quali abbiamo assistito.

Dice Stefania Pinci: “ho evitato di produrre opere che piacessero al pubblico”. Infatti l’opera nasce nell’anima di ogni artista e prende forma dalle sue mani, e vale perché è la combinazione tra l’ispirazione sensitiva, la capacità espressiva e il linguaggio del pensiero dell’artista, nell’ambiente culturale della propria esperienza umana.

Dice Stefania Pinci : “io ho avuto un percorso artistico di trent’anni e ho mantenuto uno stile personale, un marchio che permette allo spettatore di seguirmi e riconoscermi nelle numerose mostre a cui partecipo. Per me l’arte è rimettersi in gioco assolutamente sempre comunque e sapere anche rischiare “.

Parlando delle sue ultime opere: “…i paesaggi, se tu hai visto i miei paesaggi , nei miei boschi, c’è sempre un viale, c’è sempre una strada che porta chissà dove , non si sa mai, un camminamento all’interno di questi campi, all’interno di questi boschi, dove c’è sempre modo di far entrare all’interno del quadro lo spettatore e proiettarlo forse in qualche cosa che io reputo che vada oltre; e cosa sarebbe un quadro di Kimt se non tendesse a qualcos’altro, cosa sarebbe ?…..”

A proposito della sua fonte :

te l’ho detto io mi sono sentita sempre molto libera.  Ecco da cosa trovo ispirazione.”

Anche nella scelta dei materiali spazia tra diverse tecniche: smalti, olio, pigmenti, e quando di l’olio non è ancora asciutto inserisce le pennellate a vetro con cui esprimere la trasparenza dell’idea della vetrata.

A proposito della tecnica:

“io e che sono molto molto per la pittura, ritrovo poi invece in questo mosaico pittorico parte integrante strutturale di tutto il mio mondo , di tutta la mia opera”.

Martina Paolantoni 

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LA CAPPELLA MUSICALE COSTANTINIANA IN “FIREWORKS”

Sabato 9 luglio ore 21 Mausoleo Santa Costanza

di Martina Paolantoni

Nella suggestiva Basilica Circiforme di Sant’Agnese fuori le mura, a fianco al Mausoleo di Costanza, l’Orchestra e il Coro della Cappella Musicale Costantina eccellenza del panorama musicale italiano, presentano: Fuochi d’Artificio (Fireworks), il 9 Luglio alle ore 21,00.

L’orchestra sinfonica darà il via ad un concerto memorabile dove sarà eseguita l’Overture Die Hebriden  “Fingals Höhle” (Le Ebridi “La grotta di Fingal”) op. 26. A seguire alcuni capolavori di G.F.Haendel – Zadok the Priest e alcuni estratti dalla celebre Water Music. Il Concerto terminerà con FIREWORKS Royal Fireworks Music.

Nata nel 2004 con l’intento di diffondere e sostenere l’Arte e in particolare la Musica, l’Orchestra della Cappella Costantiniana oggi è punto di riferimento nel panorama italiano (tra i suoi membri costa finanche di l’oboe, il fagotto, e l’arpa). Una realtà strutturata, arricchita da un coro e con musicisti motivati nel trasferire la propria esperienza ai giovani  e le proprie emozioni al pubblico, che oltre ai fedelissimi diventa sempre più vasto. La conoscenza del linguaggio e la capacità di armonizzare differenti caratteri sono uno dei riferimenti dell’orchestra che negli anni ha costruito ed eseguito un repertorio amplio e multiforme, dalla Polifonia ai gradi compositori del novecento.

Incontriamo l’amico Paolo De Matthaeis direttore dell’orchestra, nonché organista della Basilica di S. Agnese e San Pietro in Vincoli, che narra gli aneddoti storici legati alla prime presentazioni dell’opera.

Il pretesto per la composizione di questo lavoro furono le celebrazioni per la Pace di Aquisgrana nel 1748, il re non badò a spese e volle grandi festeggiamenti e fuochi d’artificio, prodotti da una gigantesca struttura in legno lunga 124 metri e alta 34. Ma il destino fu bizzarro e nella prima esecuzione (1749) nel Green Park di Londra alla presenza di un pubblico di dodicimila persone, piovve e una parte della macchina, anziché azionarsi, prese fuoco e crollò al suolo. Infine quando l’opera venne pubblicata, benchè Händel avrebbe voluto presentarla come un’ouverture, dovette accontentarsi del titolo di Musica per i reali fuochi d’artificio dato dalla Corona, come propaganda in favore di un trattato altrimenti impopolare.

Il nove luglio invece c’è da aspettarsi un grande spettacolo messo in scena dall’ Orchestra della Cappella Costantiniana complice una location unica e suggestiva; ed a illuminare il cielo saranno non i fuochi ma un cielo stellato!

Convinti sostenitori della Cultura realizzano questo evento in collaborazione con il Mausoleo e Catacombe di Costanza che sarà possibile visitare prima del concerto a partire dalle 19.30 fuori orario ad un prezzo ridotto prenotabile direttamente alle Guide autorizzate locali.

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UN LIBRO È LIBERTA’

di Fabio Nori giornalista Canale 10

Tripudio di pubblico e di critica per la prima edizione dell’evento “Un libro è libertà: rassegna  autori di Atile edizioniil 18 giugno 2022 a Roma alla galleria arte Sempione, con il patrocinio del Comune di Roma e i rappresentanti del terzo municipio dello storico quartiere romano.

L’evento ha portato sul palco cinque generi letterari, l’arte e la recitazione. La Casa editrice Atile Edizioni ha festeggiato importanti traguardi, ha presentato la nuova rivista AR.TE. e mostrato un calendario ricco di progetti.

L’apertura dei lavori è stata affidata ad Elita Di Girolamo la più giovane donna editrice seconda solo ad un uomo che ha presentato gli autori e la mission dell’editore. Cita Elita Di Girolamo fondatrice della Atile Edizioni: “Il lavoro con l’autore inizia con la pubblicazione del romanzo e ci impegniamo per riportare al centro di questo lavoro la persona. Per questo organizziamo presentazioni come queste, dove il pubblico può conoscere gli autori, toccare con mano le loro emozioni e rivolgere qualche domanda, e poi scegliere quale acquistare“.

La casa editrice nata un paio di anni fa  per dar voce agli autori emergenti e riportare la centralità della persona in questo lavoro, ha festeggiato i 100 titolo in catalogo.

Sabato sono stati presentati alcuni titoli della Atile Edizioni: un saggio “Versi di-vini” di Martina Poalantoni, un romanzo storico “L’inconfessabile” di Arcibaldo Materiale un romanzo d’amore “Sul gradino di marmo” di Francesca Grassi un romanzo fantasy “Thomas” di Luca Borreale. Due autori di poesie  Lorenzo Cristallini  con “Follie di un savio” e Floriana Contestabile con il suo “E mai si arrenderanno” .

Sollecitati dalle domande dell’editrice gli scrittori ed i poeti  hanno raccontato le loro esperienze e trasmesso le loro emozioni. Gli autori sono stati ancor più coinvolti dalla voce dell’attrice e doppiatrice Alessandra Cassioli che ha letto con passione e professionalità i brani scelti emozionando il pubblico.

La casa editrice supporta i suoi autori con una serie di iniziative pubblicitarie come interviste radiofoniche e televisive per permettere loro  di raggiungere un pubblico più vasto possibile.

Cita Elita Di Girolamo: “Gli autori sono seguiti sin dalla fase embrionale della creazione del manoscritto, supportati nella revisione, creazione della copertina  e poi nella pubblicazione. Ma anche nella distribuzione del loro libro ed in giornate come queste.”

Alla fondatrice Elita Di Girolamo è stata consegnata una targa come attestato di stima per la professionalità e la passione con cui si dedica alla sua professione.

Convinta dell’importanza della commistione delle arti Elita Di Girolamo ha organizzato il tutto nella cornice della mostra di pittura di Astiaso Garcia artista di fama internazionale e  promette che gli altri eventi saranno sempre circondati da musica, pittura, fotografia, scultora.

Nella festa di Atile Edizioni è stata presentata anche AR.TE. ARTE E TERRITORIO rubrica culturale a cura dell’ autrice Martina Paolantoni. Cita Paolantoni: “La nuova creatura della casa editrice è nata da un’idea mia e di Elita di Girolamo per promuovere e divulgare l’Arte e la letteratura nel nostra Paese attraverso mostre, convegni, rassegne ed articoli che promulghino le eccellenze del territorio ed i loro protagonisti. Per ora è un blog sul sito della casa editrice  a settembre sarà inaugurata la rivista“.

E nonostante sia neonata la rubrica si è già arricchita di importanti firme. Solo per citarne alcune: l’artista ed esperto di arti visive Catamo, lo storico dell’arte e poeta Ferracuti,  la filologa e leopardista Marcon, l’archeologa Sara Paoli, lo studioso e già ricercatore in lettere Raffaelli, e sono in corso nuove collaborazioni con autori ed enti.

L’evento è stato patrocinato dal Comune di Roma ed i rappresentanti del terzo municipio. Il presidente Paolo Emilio Marchionne è intervenuto insieme al presidente del consiglio del terzo municipio Filippo Maria Laguzzi hanno consegnato premi e attestati. Ed hanno ribadito l’importanza di eventi come questi per il territorio e promesso nuove collaborazioni con Atile Edizioni ed AR.TE. Arte e Territorio.

Forti di questo successo, l’appuntamento sarà il primo di molti. La seconda data è già fissata il 23 luglio a Roma, dove sarà rinnovata la partecipazione di tutta la squadra di Atile Edizoni rappresentati del Comune di Roma e prestigiosi ospiti.

Le giovani donne Di Girolamo e Paolantoni lanciano nuovi progetti culturali, nuove sinergie con il Comune e celebrazioni per ricorrenze speciali per i quali saranno indetti contest artistici e letterari. Due realtà Atile Edizioni e AR.TE. animate dal fuoco dell’Arte e la loro fama è destinata a non tramontare tanto presto.

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L’amico Giacomo e l’affitto arretrato

di Francesco Ferracuti

Nascere nelle Marche è una fortuna. Noi marchigiani lo sappiamo bene: è uno dei posti più belli al mondo. Per questo non lo diciamo a nessuno; stiamo zitti e lo teniamo per noi. Ci limitiamo a un mezzo sorriso complice quando qualche turista lo scopre da sé, transitando da queste parti sulla via della Romagna o della Toscana, ad esempio, oppure delle Puglie, a seconda della direzione di viaggio. Verso il Molise no, perché lo sanno tutti che non esiste. E insomma quando questo accade, quando la nostra Regione si disvela, allora nutriamo la soddisfazione orgogliosa del contadino -scarpe grosse e cervello fino- che osserva qualcuno godere dei veri prodotti dell’orto invece che di insapori proposte agroindustriali: come un portatore di verità lungamente celate, un San Giovanni Battista delle zucchine e della lattuga.

Anche scrivere è un vantaggio. Costa molto meno degli ansiolitici e delle psicoterapie, e comunque anche in questo caso è un impegno che si sottace, che non si sbandiera (sempre meglio esporsi poco; non si sa mai).

Va’ a sapere se questo è retaggio di sopravvivenza al dominio dello Stato Pontificio (quanto fossero aspramente esattori i marchigiani lo ricordano i proverbi) o esito di una vita cresciuta tra vallate strette in una cartolina percorribile da mare a monti in nemmeno un’ora. Studi critici anche più arditi di questi hanno cercato di spiegare il carattere  peculiare del popolo delle Marche e soprattutto il messaggio di uno dei suoi figli più splendidi: Giacomo Leopardi.

Recanati ronfa come un gatto adagiata a due colli da casa mia. Per chi ha il vezzo della letteratura (magari come il sottoscritto; magari addirittura della poesia) è come avere Giacomo per coinquilino. Un amico quotidiano che puoi non incontrare per settimane intere, ma senti vivere nella stanza accanto. E che quando scappi dagli impegni presi con te stesso, impegni di sincerità, di ricerca del Vero, per pigrizia o per paura, ecco che esce aprendo la piccola porta del suo studio (una visita a Palazzo Leopardi rende l’immagine assolutamente concreta) e con grande delicatezza, ma fermamente, ti chiede conto del ritardo nella parte di affitto che avresti dovuto già pagare da tempo.

Allora riprendi in mano tutti i fogli che hai già scritto e che sembravano fatti e finiti. Rileggi, scopri le zoppìe, gli eludimenti, le piccole disonestà perpetrate a vergogna dello sforzo dichiarato di essere sinceri con noi stessi.

Domanda, Giacomo, di conoscere la profondità della traccia lasciata dal suo peregrinare di ricercatore immoto, chiuso tra poche mura, rare vie, coste di libri a chi cova la nascosta ambizione di seguirne in qualche misura i passi.

In pagine e pagine di pensieri fissati in ordine più o meno organizzato e voluto, in dialoghi di introspezione psicologica , in continue sofferte dispute filosofiche con se stesso, ha con tenacia esemplare perfezionato uno strumento chirurgico, affilato negli studi matti e disperatissimi e nei desideri inesprimibili, alla ricerca della parola netta, ablativa, capace di dissezionare il mondo delle cose nella sua verità chiusa alla penombra anche metaforica delle persiane semichiuse di un palazzo nobiliare.

Anche non conoscendo l’intero suo corpus (bisognerebbe; sia dannata la mia ignoranza), anche con un approfondimento di grado semplicemente scolastico non si è in grado, da “vicini di stanza”, di non chiedersi quale  tensione osservativa, quale peso lessicale, quale profondità di aratura si sia stati capaci di presentare in confronto a lui, quanto si sia stati limpidi nel mettersi in gioco.

Ingombra la presenza amichevole di questo compagno di percorso nella giusta istanza di sincerità e rigore. Picchietta sulla spalla esortando a non cedere, a non lasciarsi ingannare dall’ottimismo di un conseguimento solo apparente e  andare sempre più in profondità nella forma della lingua equilibrata, rasata piana, che non allarma non minaccia non verte al rutilante o al fragoroso e facilita l’abbassamento della guardia e la scopertura ai flussi della relazione tra l’umano e l’oltreumano.

Benevolente e gigantesco, condivide il gergo locale della crescita e dell’esperienza, è uno di qui. Ma proprio per questo è il nostro specchio; il mio. Conosco chi conosci tu, so dove vai: non ci nasconde da Giacomo Leopardi, non ci si allontana. Se rappresenti il paradigma della marchigianità non saprei davvero dire, e forse sarebbe alquanto azzardato. Ma di certo per chi come me abita il senso di queste colline, un percorso di sassolini lungo un buio sentiero nel bosco.