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omaggio a burri

 “FIGURASI NEL TEMPO”

AL  CASTELLO DI NOCCIANO CUTINI E STEFANUCCI IN MOSTRA

di Martina Paolantoni

Tra le valli del Cigno, del Pescara e della Nora, in un borgo di millesettecento anime della provincia di Pescara, sorge il castello di Nocciano. Un imponete edificio risalente all’anno mille che oggi dopo il prezioso restauro è sede del Museo delle Arti. Nelle sale, solitamente chiuse la pubblico in cui si respira la maestosità che avvolgeva questo luogo, si snoda un’inedita mostra eccezionalmente visitabile ogni fine settimana di luglio “Figurarsiil Tempo”.

L’esposizione, curata da Anthony Molino, pone in connessione la poetica visione degli scatti di Giorgio Cutini, con  la suggestiva pittura di Marco Stefanucci.

Da un lato Cutini, grande maestro della fotografia contemporanea, il più lirico tra i firmatari del “Manifesto della fotografia. Passaggio di frontiera”, una pagina importante della storia della fotografia contemporanea europea. Dall’altro canto le visioni quasi oniriche di Marco Stefanucci, declinate in una leggerezza di materia, in cui tecniche antiche si fondono con altre tipiche dell’arte contemporanea.

Il file rouge: due sperimentatori audaci, portati all’uso estremo e anticonvenzionale degli strumenti a loro disposizione. Offrono nelle loro opere un senso odierno, dinamico, mai scontato, della dimensione fluida e fuori dal tempo. Cita Molino: “I due artisti che ho voluto abbinare per questa mostra – Giorgio Cutini e Marco Stefanucci – seppur provenienti da ambiti diversi quali la fotografia e la pittura, si misurano da decenni col problema del tempo.”

Benché, infatti, la fotografia per definizione dovrebbe cogliere l’istante, come il palpito del cuore, gli scatti di Cutini negli sfocati e nei fuori fuoco narrano l’incessabile danza di Cronos.

Nelle opere di Stefanucci in mostra, oltre venti, il rapporto tra pensiero e realtà, tra spazio e tempo, vivono nei tratti sfumati che si fondono sulla tela e sul pexiglass.

Linguaggi diversi, età diverse, ma affinità elettive e stessa visione dell’Arte: una ricerca tesa ad evocare il dissolversi del tempo, catturare o avvicinarsi all’impalpabile ed indagare il modo interiore; “invocando la atemporalità della dimensione inconscia dell’esistenza” Continua Molino.

Perché al Castello De Sterlich-Aliprand di Nocciano dunque?

Forse perché il castello con la sua vocazione museale ha saputo superare i confini del tempo come le opere che custodisce. Forse perché la pianta irregolare  ben rappresentata i misterici percorsi della vita e la stretta monofora trilobata e strombata che spicca nella facciata, le crepe dell’animo umano. Forse perché superando le  austere mura si apre il grazioso portico ed un giardino; a ricordare che nell’Arte, come nella vita occorre, andare oltre per scoprire l’essenza dell’essere e del sui incessante fluire.