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Campotosto e Campotostok

di Licia Perazzolo

Ci troviamo in Abruzzo a circa a 40 kilometri dall’Aquila ad una altezza di 1420 metri che in un torrido mese di Luglio ti ritempra.
Sebbene questo borgo sia classificato come zona sismica 2 (sismicità media), nel corso della sua storia ha subito gravissimi e ripetuti danni dai tanti terremoti documentati dal 1400 in poi.
Benché conti 6 frazioni il numero totale degli abitanti è di 470. Possiamo quindi farci un’idea di quanto sia selvaggia questa parte di Regione che si estende nel nord dell’Abruzzo lambendo i confini con l’alto Lazio e le Marche. Eppure l’animo dei pochi residente, i “campotostari” ha mantenuto le sue profonde radici che sono un misto di orgoglio, tenacia e resistenza. La vicina Amatrice, come sappiamo, ha subito un tremendo terremoto che ne ha distrutto l’antico e bellissimo centro. storico. Ma la nostra amata Campotosto non è da meno, il 70% del centro storico è stato raso al suolo o dichiarato inagibile quando in una rigida e nevosa mattina di Gennaio nel 2017 si è registrata una scossa fortissima. Quella mattina i nostri amici campotostari erano usciti per andare al lavoro e, come ci racconta la fiera e tenace tessitrice, Assunta Perilli, molti di loro, lei inclusa, non sono più potuti rientrare in casa perché, semplicemente, la casa non c’era più o è stata, in seguito, dichiarata inagibile. Da allora i campotostari hanno affrontato inverni rigidi e nevosi nei moduli prefabbricati ma anche lì hanno saputo portare il loro carattere abbellendoli con staccionate e fiori.
Sabato scorso ero lì, come spesso accade in estate e camminavo nei boschi praticando quello che oggigiorno si chiama “il bagno nella foresta” una pratica presa in prestito dai saggi giapponesi che ne hanno fatto una vera e propria terapia antistress. Se ti interessa resta collegato con i nostri articoli in quanto ne parleremo più estesamente. Mentre osservavo il paese dall’alto arrivavano le note di una piacevole musica che preannunciava la festa del sabato sera, Campotostok. Bravi questi organizzatori, decisi a far rivivere il paese! Infatti, raggiunta la festa nel dopocena, mi sono subito imbattuta in un cartello con la scritta: Campotosto esiste e resiste. Che bello! Mi ha commossa! La festa era la tipica festa di paese con cibo locale (squisito) ma i gruppi che suonavano avevano la capacità di muoverti le gambe e, effettivamente, in tantissimi ballavano. Ho respirato aria di speranza, impegno e voglia di ricostruire. Ho visto persone divertirsi in maniera sana, campotostari e turisti occasionali o, come nel nostro caso, villeggianti con la seconda casa proprio lì, nel territorio selvaggio fatto di pastorizia e allevamento, dove le pecore che incontri al pascolo sono una più bella dell’altra in greggi che vanno dal bianco al nero passando per tutte le gradazioni.
Un borgo che deve rivivere assolutamente!!!!