AUTRICE DI Oltre l’oltre
RACCONTACI COSA FAI NELLA VITA E DA DOVE NASCE IL TUO LIBRO
Scrivere é una mia esigenza personale che è diventata, poi, parte integrante del mio lavoro. Insegno italiano e latino, quindi mi confronto con la scrittura mia e di altri da sempre, come da sempre ho trovato nella scrittura un aspetto del mio essere, dar voce a quello che provo, a quello che sento perché l’ispirazione nasce proprio dalla quotidianità, dal pensiero che si lega a tutto un costrutto in cui l’esigenza di esplicitare e condividere degli stati d’animo si fanno scrittura, si condensano nella parola scritta.
Anche questo libro, che é il terzo che scrivo, nasce da questa esigenza. Il primo aveva come tematica portante il femminile, il secondo, pubblicato anch’esso da Atile, aveva al centro la genitorialità, ogni tipo di genitorialità e questo racconta il lutto perché nell’ultimo biennio della mia vita io mi sono confrontata con delle assenze dolorosissime e molto incisive. Ho perso la mia più cara amica, mia sorella per me ed i miei genitori; c’è stata quindi una volontá proprio di elaborare quello che stava accadendo.
Stili una scaletta o segui l’ispirazione?
È per questo motivo di aderenza piena al vissuto che non c’è mai una scaletta precostituita. La scaletta è questa forma diaristica che io seguo. Le mie poesie non hanno titoli ma date perché rispondono proprio al momento in cui vengono generate. È una modalitá che ho scelto e che non ha dei precursori in famiglia poiché i miei genitori facevano tutt’altro anche se, soprattutto mia madre, amava profondamente leggere e ricordare passi poetici a memoria.
C’È UNO SCRITTORE CHE CONSIDERI IL TUO MENTORE?
Allora è chiaro che, chi come me insegna letteratura, anche latina, è sempre, ogni giorno, al cospetto dei grandi, degli immensi, di cui in qualche modo si sostanzia. Quindi, sicuramente non c’è uno scrittore in particolare ma sono tanti gli scrittori, i poeti in cui mi rivedo, che sento rifluire mentre scrivo, che risuonano in qualche modo quando mi accingo a trasferire nella pagina bianca quello che provo. Come si fa a non pensare che la lettura di autori come Virgilio, Catullo, Leopardi, Ungaretti, Petrarca, Dante, l’immensitá, l’assoluto, non abbiano poi avuto una ricaduta nella mia formazione, sedimentandosi costantemente in quello che sono. È vero che poi c’è, pur riconoscendomi e rispecchiandomi in molti, la passione. Il mio poeta è Montale, perché Montale costantemente ripete che non ha risposte, quindi è il poeta del dubbio e sa che l’assertivitá si accende anche per la negazione del contrario. Io so quello che non voglio essere. Ecco, in questa affermazione io ritrovo tutta me stessa. Se non ho certezze, la mia unica certezza è sapere quello che non voglio essere.
CHE RELAZIONE C’È TRA LA SCRITTURA E LA SOCIETÀ, CON LE SUE INFLUENZE POLITICHE E CULTURALI? COME S’INSERISCONO QUESTI ASPETTI NELLA TUA PRODUZIONE LETTERARIA?
Ed è certo poi che fra la lettura e la vita c’è uno scambio, quasi osmotico, costante, perché la letteratura é foriera di una docenza, che é quella dei sentimenti e quindi é scontato quasi, oserei dire, rispecchiarsi in quello che uno legge. Anche io asserisco essere tra le parole più belle che mi si possano rivolgere, risentirmi dire: “ecco io sentivo questo che tu hai scritto ma non riuscivo a dirlo”. Io trovo nella scrittura una forma proprio di liberazione, purificazione, sedimentazione, superamento degli ostacoli, perché la scrittura é una forma politica, é un aspetto del sociale e conseguentemente quindi risente di tutti quelli che sono gli aspetti in cui si inserisce, le categorie che racconta, i momenti che vengono in qualche modo celebrati. Infatti anche in questa raccolta in cui c’è un tema dominante, poi ci sono assunti e squarci che fanno trapelare, fanno entrare la vita per quello che è, i drammi della vita per quelli che sono, gli sviluppi di una societá con i suoi gesti politici, intendendo per politica ogni atto del vissuto.