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DELLA BOSCA

RECENSIONE VITA DI AK, IL CACCIATORE

AUTORE: Andrea Della Bosca

Andrea Della Bosca, insegnante di scuola primaria, è da sempre appassionato di Storia e, contestualmente all’attività didattica svolta per professione, si è dedicato alla stesura di racconti scritti per rendere più piacevoli e accattivanti le esercitazioni e le lezioni per i suoi alunni. Risultato della riscoperta e della rielaborazione di tali racconti, è la nascita del romanzo Vita di Ak, il cacciatore.

Si tratta della storia della vita di un uomo, un cacciatore come si deduce dal titolo, che fa parte del Clan della Lince e vive di caccia e coltivazioni. Una tranquilla esistenza, scandita dalle regolari attività della terra e della natura, viene improvvisamente sconvolta dall’arrivo di un’altra popolazione, i Chiari, diversi per cultura e pensiero. Se pensare ad una convivenza pacifica potrebbe essere la soluzione ideale, tuttavia, non è la soluzione più realistica, in quanto inevitabile diventa il confronto/scontro culturale, sociale e fisico tra le due realtà opposte. La forma mentis del Clan di Ak, dedito alla Natura, considerata Madre del mondo e degli uomini, è in netto contrasto con l’ideologia dei Chiari, i quali interpretano l’ambiente circostante come un “pozzo di produzione”, da cui attingere risorse senza fine per impiegarle e sfruttarle. 

Ambientato tra il Mesolitico e il Neolitico nella zona della Valtellina e della Valchiavenna, il romanzo conduce con sorprendente semplicità i lettori nel passato, in un’atmosfera senza tempo e senza progresso, un luogo sospeso nei libri di storia in cui si descrivono i fiume e le foreste, il Grande Lago e la Montagna Sacra, elementi che fanno da contorno al piccolo villaggio di Ak. Nella valle, gli abitanti del villaggio credono nell’operosità, negli elementi della natura e nel contatto con la terra e vivono in armonia con la bellezza del paesaggio circostante.

Con grande maestria e fantasia, lo scrittore riesce a coinvolgere chi legge il suo romanzo, trascinandolo nelle scene di azione relative alla caccia oppure tra le righe – a tratti poetiche e nostalgiche – di scene familiari e affettive. Si narrano le attività quotidiane compiute dagli abitanti dei villaggio e la semplicità della vita comunitaria, accompagnata dalla misteriosa e affascinante figura degli sciamani antichi. Si intrecciano in un prezioso groviglio di racconti e sensazioni, l’avventura e il romanzo, la storia e l’umanità degli uomini della natura, sullo sfondo di un popolo che si evolve, cresce e, quindi, cambia nel tempo. Interessante è anche la descrizione del personaggio principale, Ak, e della sua attività, soffermandosi sull’importanza che viene data al suo nome, portatore di una orgogliosa promessa.

“In un mattino d’estate, la sua mente immaginò lo stesso paesaggio,

 ma in altri tempi, molto più remoti… s’immerse in quella fantasia,

rientrò in casa e cominciò a scrivere…”

Archeologia, storia e immaginazione sono le chiavi di lettura di questo affascinante viaggio nel passato, un percorso da intraprendere senza indugio per trascorrere gradevoli ore di una lettura appassionante e che appassiona, riportandoci a riflettere su quanto sia importante ritrovare, a volte, quel legame nascosto e viscerale con la natura per allontanarci dalle pochezze della vita di oggi.

Valentina Labattaglia