fbpx
bosca

Conosciamo meglio… Andrea Della Bosca

Autore del libro: Vita di Ak, il cacciatore

Trama:

“Vita di Ak, il cacciatore” è la storia della vita di un uomo che vive in una popolazione di cacciatori-raccoglitori, il Clan della Lince. La loro vita, in fondo tranquilla, è interrotta dall’arrivo di genti di altra cultura, i Chiari, con i quali, ben presto, le cose si complicano. E’ il racconto dello scontro culturale, e non solo, tra chi viveva la natura come una grande madre da rispettare e chi, al contrario, la considerava come un insieme di risorse da sfruttare senza limiti. Il romanzo è ambientato nella fase di passaggio dal Mesolitico al Neolitico in una zona che potrebbe essere quella che oggi è la Valtellina, l’Alto Lario e la Valchiavenna (Province di Sondrio e Como).

Nota Biografica:

Sono da sempre appassionato di Storia, ho lavorato come maestro elementare nella scuola pubblica. Mancandomi l’attività didattica con gli alunni, ho rispolverato i racconti che avevo scritto per rendere più gradevoli le esercitazioni di Italiano e Matematica e li ho rielaborati ottenendo così il romanzo “Vita di Ak, il cacciatore”.

Abbiamo chiesto:

Oltre a scrivere cosa fai nella vita?

Ho lavorato come maestro elementare nella scuola pubblica, ora sono in pensione quindi ho molto tempo libero. Questo tempo a mia disposizione lo dedico a gestire la casa, a fare lunghe passeggiate in compagnia del mio cane (Ak) nella natura che fiancheggia il vecchio fiume che scorre nelle vicinanze di casa mia e ai miei interessi: leggo molto (romanzi, saggi storici, di archeologia , ecc.),  continuo a dedicarmi alle attività relative all’archeologia sperimentale didattica anche se, purtroppo, non ho più una classe che collabora con me, costruisco: archi, frecce (aste, cuspidi di osso o selce, impennaggi, colla primitiva per assemblare il tutto).

Com’è nato il tuo libro? Hai preso spunto da qualcosa?

Appena in pensione ho sofferto molto per la mancanza dell’attività in classe, dopo tre anni, riguardando dei brevi testi sul mesolitico che avevo scritto per rendere piacevole agli alunni i dettati delle verifiche d’italiano e le situazioni problematiche che affrontavamo in classe, ho avuto l’idea di provare, partendo da essi, a scrivere un romanzo. Poco per volta l’intreccio ha preso vita, quasi si evolvesse da solo, ho cominciato a provare piacere nello scrivere, soprattutto la storia mi ha coinvolto e non vedevo l’ora, ogni giorno, di mettermi al computer per, quasi avviassi una macchina del tempo, tuffarmi nel passato più lontano. Oggi ho superato la sofferenza per la mancanza dell’attività scolastica ma mi è nata la necessità di continuare a tuffarmi nel passato per vivere altre vite.

Stili una scaletta prima di iniziare a scrivere o segui l’ispirazione?

Prima di scrivere ora preparo un canovaccio molto vago che man mano che il testo avanza, si arricchisce, si evolve, a volte penso che  alcuni personaggi assumano una loro personalità che arriva a determinare il divenire dell’azione.

Vieni da una famiglia di scrittori?

No, i miei nonni e i miei genitori non hanno studiato ma mio nonno paterno, che tra l’altro si chiamava esattamente come me, era un fine, arguto affabulatore che sapeva conquistare l’attenzione raccontando storie. Ricordo con piacere le cene di famiglia in casa dei nonni dove lui, giunto a un certo punto,  cominciava a raccontare, tutti eravamo assorbiti dall’ascolto dei suoi racconti. Un mio cugino, più grande di me, aveva ereditato questa capacità del nonno, divenne giornalista, scriveva sui giornali locali e raggiunse una certa fama soprattutto per degli articoli dove descriveva con brio e ironia fatti e persone della zona.

Mia moglie da sempre scrive poesie, da qualche tempo ha iniziato a scrivere anche racconti, credo che questa sua attività mi abbia rassicurato nell’affrontare per la prima volta la scrittura.

Quanto contano le tue radici in quello che scrivi?

Credo veramente molto, al momento ho scritto due romanzi e ne sto scrivendo un terzo, tutti fanno riferimento al mio territorio e alla sua storia. La figura del mio nonno affabulatore è stata d’ispirazione per due personaggi importanti dei miei primi due romanzi, nel secondo ha ispirato addirittura il personaggio principale.

Perché i lettori dovrebbero leggere il tuo libro?

Per prima cosa dovrebbero leggerlo per divertirsi, soprattutto quelli che, come me, hanno amato e amano l’avventura. Poi perché nel romanzo potrebbero trovare molto su cui riflettere: sul passato ma anche sul presente. Infine, e qui mi rivolgo soprattutto a chi lavora ancora nella scuola, perché potrebbero utilizzare il romanzo per la lettura in classe, attività assolutamente consigliata. Per i più coraggiosi, dal punto di vista pedagogico, il libro potrebbe essere un sussidio per introdurre nelle loro classi l’Archeologia Sperimentale Didattica riproducendo, assieme agli alunni, con i materiali e la tecnologia dei nostri antenati oggetti e attività relative alla vita nella preistoria. Com’è successo a me, soprattutto ai miei alunni, questa disciplina ha avuto delle ricadute molto positive: gli alunni si sono appassionati a queste attività, hanno iniziato a studiare con passione la storia e pian piano l’atteggiamento positivo verso lo studio si è esteso anche alle altre materie e, non ultimo, credo che l’uso delle mani collegato all’apprendimento abbia incrementato notevolmente il loro sviluppo cognitivo.

Di cosa tratta il libro che hai pubblicato con Atile edizioni’

Il romanzo “Vita di Ak, il cacciatore” è ambientato nella fase di passaggio dal Mesolitico al Neolitico in una zona che potrebbe essere quella che oggi è la Valtellina, l’Alto Lario e la Valchiavenna.

E’ la storia della vita di un uomo che vive in una popolazione di cacciatori-raccoglitori, il Clan della Lince, immerso nella natura primordiale.

La loro vita, in fondo tranquilla, è interrotta dall’arrivo di genti di altra cultura, i Chiari, con i quali, ben presto, le cose si complicano.

E’ anche il racconto dello scontro culturale tra chi vedeva la natura come una grande madre da rispettare e chi, al contrario, la vedeva come un insieme di risorse da sfruttare senza limiti.

Oltre a scrivere ti dedichi ad altre arti?

Amo usare le mani per costruire oggetti di non grandi dimensioni: archi, frecce, oggetti in osso e ceramica primitiva cotta non nei forni ma nella cosiddetta cottura in fossa, una metodologia impiegata nella preistoria e anche oggi in popolazioni cosiddette primitive.

C’è uno scrittore che consideri tuo mentore?

Fin da piccolo ho amato Jules Verne, il versante scientifico,  Emilio Salgari, il versante emotivo, Jack London, il versante esperienziale,   riuscire a creare storie efficaci come le loro è il mio sogno.

Progetti letterari futuri, sogni, idee da attuare per la tua vita?

Come ho già detto, ho già pronto un  romanzo la cui trama si svolge nel 1600, sempre nella mia valle. Sto scrivendo un nuovo romanzo che è la continuazione del precedente nel quale vorrei cercare di realizzare qualcosa che ha a che fare con un thriller storico. Poi ho altri progetti di romanzo: uno che racconta l’arrivo dei Romani nella mia valle ai tempi di Augusto, un altro che  tratta della vita di una donna armena che, attraverso mille traversie, dalla sua terra giunge a Venezia e da qui viene portata nella mia valle, ecc.

Una citazione che rappresenti il tuo rapporto con la scrittura.

“Purtroppo abbiamo una sola vita da vivere, l’unico antidoto a questa limitazione è la scrittura che ci permette di viverne molte” (Andrea della Bosca).