Prefazione a cura di Elena Midolo
Libro di Lucilla Ruotolo
Sulla scia del racconto autobiografico e della fantasia intercalati nell’odierna realtà sociale, Lucilla Ruotolo contribuisce a rimarcare gli svantaggi della condizione femminile nel mondo lavorativo, frammezzando la narrazione, suddivisa in anni (dal 2007 al 2021), con semplici parole dirette ai lettori come se costoro fossero il principale interlocutore in una fase più discorsiva che narrativa.
La neofita scrittrice prende spunto da qualche sua esperienza lavorativa – nonché di vita – per evidenziare, generalizzando, come tutt’oggi, in relazione alla parità di genere, ci sia spesso un divario, anche retributivo, nell’ambito lavorativo, sebbene molti passi avanti siano stati compiuti rispetto al passato. Ed ecco “Invisibili”. Non gli, ma le “Invisibili”.
Chi sono le invisibili?
Sono quelle donne che, ogni giorno, lottano per un tozzo di pane; sono le escluse dal “pianeta lavoro”; sono quelle che si accontentano di un semplice lavoro dignitoso; quelle combattenti che devono riequilibrare le dinamiche che si attivano quando è necessario, od obbligatorio, lavorare e occuparsi allo stesso tempo dei figli innanzitutto, o della famiglia, senza aiuto affettivo, morale, economico sufficiente a garantire i livelli minimi di sopravvivenza fisica, psicologica, sociale.
L’ambito economico assume rilievo perché, talvolta, lo stipendio (in tanti casi non corrisposto mensilmente) non basta a soddisfare i bisogni del vivere quotidiano. Del resto, ancora oggi, coesistono lavori mal pagati, ma anche “assunzioni” in nero che non garantiscono i diritti dei lavoratori, in particolare delle lavoratrici.
Dalla lettura di “Invisibili” emerge a gran forza come le donne, oltre a dover conciliare esigenze familiari e lavoro, fanno più fatica a conquistarsi il posto lavorativo, a fare carriera, a essere riconosciute come leader. Talvolta si trovano dinanzi a domande quasi di tipo illegale durante un colloquio di lavoro
o a dover firmare lettere di licenziamento in bianco.
C’è da considerare che la condizione della donna nell’inserimento nel mondo lavorativo parte da un lontano passato e che, durante la pandemia, si è determinata una crisi all’interno di una crisi – peraltro già esistente da tempo – in cui molte donne hanno subito il passaggio dall’essere lavoratrici attive a essere lavoratrici inattive. Pertanto, la pandemia, inserendosi in un contesto già deficitario, ha aumentato la soglia delle diseguaglianze.
Fra le pagine di “Invisibili” affiora, quasi in modo impercettibile, che la condizione di pari percentualità di lavoro di cura non redistribuito in egual misura con gli uomini evidenzia una situazione culturale persistente sul lavoro italiano che, come già accennato, affonda le sue radici nel passato.
Cosa può aiutare una donna delusa dal mondo lavorativo, dai momenti di disperazione dinanzi all’assenza di un lavoro che le consenta di gestire economicamente la quotidianità familiare?
Cosa può liberare una donna distrutta dal peso della discriminazione lavorativa, dalla disoccupazione?