Autrice: Graziella Dragoni
Prefazione a cura di Elena Midolo
Con linguaggio semplice e colloquiale tipico del diario quale genere letterario, la scrittrice e poetessa Graziella Dragoni viaggia sul piano psicologico e spirituale attraversando sentimenti, emozioni, segmenti di pensieri in compagnia di un pacchetto di personaggi che, in fondo, è un io narrante ben strutturato che si muove sull’orlo di un filo logico senza cadere nella banalità e nell’oscitanza. Sono personaggi che confluiscono in una sola fonte energetica, riconducibili a un solo sentimento, che si spogliano scoprendo la nudità di quella linea di demarcazione che divide l’essere umano fra ciò che vuole e ciò che non vuole mostrare agli altri. Ma sono personaggi che si staccano da un unico monolito, come pietre, e prendono vita grazie a quel filo logico, il pensiero, che li equilibra e li sovrasta e li separa e li riunisce allo stesso tempo. Pensiero che è la ricchezza interiore della nostra scrittrice, che non si arrende a Procuste ed esprime se stessa per essere compresa nelle varie e diverse sfaccettature e sfumature della sua personalità.
L’impressione è che sia Soledad – Solitudine – a dare un senso filosofico a questo diario. Ella scrive una «sorta di diario per me stessa» in cui ci sono «pensieri senza ordine» che rivelano la sua natura, il suo percorso di formazione.
Soledad appare come un elemento di raccordo fra i vari personaggi, che sono le componenti palpabili dell’essenza della scrittrice Graziella Dragoni. La solitudine, quando non imposta da situazioni o da persone, è una condizione interiore
dell’individuo di isolamento – e solo è chi vuol esserlo – che lo sprona a un dialogo con se stesso, spesso a scoprire i tanti aspetti, identitari, della propria personalità, ma anche quegli elementi unici e coerenti della condotta cognitiva. E qui, in questo stretto anfratto, la nostra scrittrice si rifugia e scrive e la scrittura, come per un bimbo potrebbe essere il suo peluche preferito, è il suo «sostegno», è il luogo della sincerità, dove si può stare «senza bisogno di veli» dove trovano spazio i «fantasmi» che, talvolta, «prendono il sopravvento».
Nel viaggio emozionale all’interno del poliedrico mondo interiore della scrittrice, che si esprime anche con racconti e poesie, non ci si può esimere da considerazioni sul simbolismo, in un periodo storico in cui la visione globale dell’umanità ci esorta a riflettere sul declino di molti valori. Ma la Dragoni non si lascia suggestionare da allusioni fantastiche, piuttosto manifesta il suo allontanarsi da situazioni formali e conformiste non ignorando la dualità fra bene e male, consapevolizzandosi e aspirando a ideali di libertà, verso i quali anche la solitudine – Soledad – può portare completandosi:
«È sempre viva nella mia memoria l’immagine degli angeli caduti che sentono il bisogno di radunarsi ogni sera sui tetti dei palazzi e delle torri, non più in cielo, non in terra fra gli uomini; un’immagine di nostalgia struggente, nella sensazione sospesa fra l’essere e il non essere; come compare nel film “Il cielo sopra Berlino”.
Ma più che di angeli, io parlo di ali, il mezzo simbolico con il quale ci si può elevare dalla terra verso l’infinito. Le ali mi
affascinano; con esse si conquista la leggerezza, ci si libera del peso del quotidiano, si vola verso la libertà.
Per me le ali sono simboli di aspirazioni, di movimento; sono il mezzo per allontanarsi da situazioni formali e conformiste.
Il corpo è pesante, io non ho ali per volare; ma la mia mente è in grado di farlo ed è ad essa che applico le ali… che spesso non mi sorreggono, in balia di ogni corrente di materialità.
Mi preoccupo delle ali troppo esili negli angeli; sapranno sostenere un lungo volo?»
“Il dono dei pensieri”: pagine di vita, intime, preziose, esposte al pubblico su una bancarella di pensieri. Pensieri dell’eclettica Dragoni espressi da porzioni di donna che si possono apprezzare «solo in blocco, insieme, come unite in una sola persona», che deve essere libera di gestire la propria vita e di pensare senza altrui interferenze, pur nella propria fragilità femminile, pur in «descalation». Interessanti le riflessioni della scrittrice sull’indifferenza, che, di certo, non oscurerà e getterà nell’oblio “Il dono dei pensieri” perché questo “dono” – questo gioiello – rappresenta un cammino esperienziale che, senza difficoltà, può aiutare a capire conflitti interiori, o dissonanze cognitive, e armonie nell’incontro fra i “pezzi” che compongono la personalità di ciascun essere umano.
Elena Midolo